Il nucleare non ci piace?

di Massimo Burbi

Andamento della concentrazione di CO2 in atmosfera negli ultimi 800000 anni. (Fonte NASA)

“Non ci piace la bozza di tassonomia verde che la Commissione UE sta facendo circolare. L’inclusione del nucleare è per noi radicalmente sbagliata”.

Qualcuno avrà letto affermazioni del genere di politici nostrani in queste ultime settimane.

Partiamo dall’inizio: cos’è la tassonomia verde? È una lista di attività che l’Unione Europea considera sostenibili e ha lo scopo di orientare gli investimenti verso soluzioni “verdi”, in particolare dal punto di vista della lotta al cambiamento climatico [1].

La Commissione UE ha proposto di includere il nucleare in questa lista perché qualcuno aveva bevuto troppo la sera prima? No, la Commissione, prima di fare questo passo, ha chiesto un parere al Joint Research Centre (JRC), ovvero un organo formato da scienziati che ha base in cinque diversi stati europei (inclusa l’Italia) che si occupa di fornire pareri indipendenti su questioni scientifiche per supportare la politica dell’UE [2].

Il JRC si è limitato a rispondere con un pollice in su e una faccina sorridente? No, il JRC ha risposto con un rapporto di 387 pagine [3], che contiene, tra le altre, le seguenti conclusioni:

“Le analisi non rivelano nessuna evidenza scientifica che l’energia nucleare sia più dannosa per la salute delle persone o per l’ambiente di altre tecnologie di produzione di energia elettrica già incluse nella tassonomia come attività di mitigazione del cambiamento climatico”. 

“La gestione delle scorie e il loro smaltimento in sicurezza è un passo necessario per tutte le applicazioni della tecnologia nucleare (energia nucleare, ricerca, industria, istruzione, medicina e altro). Rifiuti radioattivi sono quindi generati praticamente in ogni Paese, principalmente in quelli in cui operano centrali nucleari. C’è un ampio consenso tecnico e scientifico sul fatto che l’uso di depositi geologici in profondità per i rifiuti ad alta attività sia un mezzo appropriato e sicuro per isolarle dalla biosfera per tempi molto lunghi“.

“L’esposizione annua media della popolazione, dovuta agli effetti attribuibili alla produzione di elettricità con il nucleare è di circa 0.2 microsievert, ovvero diecimila volte inferiore alla dose media annua dovuta al fondo naturale di radiazioni”. 

“Per quanto riguarda l’esposizione del pubblico in caso di incidenti, le centrali di seconda generazione, attualmente in uso nei paesi occidentali, hanno un tasso di mortalità per unità di energia prodotta molto inferiore a quello di ogni tecnologia di produzione di energia elettrica basata sui combustibili fossili e paragonabile a quello di idroelettrico ed eolico (solo il fotovoltaico ha un tasso di mortalità significativamente inferiore)”. 

“Al momento vengono progettati e commissionati praticamente solo reattori di terza generazione. Il tasso di mortalità dei reattori di terza generazione è il più basso tra quelli di tutte le tecnologie per la produzione di energia elettrica”.

Ma soprattutto: “Le emissioni medie di gas serra per l’intero ciclo di vita dell’elettricità prodotta con l’energia nucleare sono comparabili con quelle di idroelettrico ed eolico”.

Che in soldoni vuol dire che l’energia nucleare ha le stesse emissioni medie dell’eolico, la metà delle emissioni dell’idroelettrico, un quarto delle emissioni del solare fotovoltaico, un ventesimo delle emissioni delle biomasse, un quarantesimo delle emissioni del gas naturale e un settantesimo delle emissioni del carbone [4]. Dati pubblici e accessibili a tutti mostrano che chi in Europa sta provando a decarbonizzare il settore elettrico escludendo il nucleare (leggi Germania) non sta cavando un ragno dal buco [5].

Emissioni media per intero ciclo di vita di varie tecnologie di produzione dell’energia elettrica (Fonte IPCC)

Di recente vi è capitato di vedere un film su una cometa che colpisce il pianeta Terra, in mezzo a media indaffarati a creare e distruggere personaggi per fare intrattenimento e a politici che controllano se stanno salendo e scendendo nei sondaggi mentre invitano chi li ascolta a guardare da un’altra parte?

La nostra cometa è il grafico qui sotto, e ce la stiamo tirando addosso da soli: è l’andamento della concentrazione di CO2 in atmosfera [6]. L’ultima volta che sulla Terra i livelli di CO2 in atmosfera sono stati sopra le 400 parti per milione (ppm), più di tre milioni di anni fa, il livello del mare era 15-25 metri più alto di quello attuale [7] e non abbiamo intenzione di fermarci qui, dato che quella linea sale al ritmo di circa 2 parti per milione (ppm) all’anno come un orologio, incurante di conferenze, strette di mano pubbliche e pacche sulle spalle fatte per generare titoli di giornale.

Andamento della concentrazione di CO2 in atmosfera dal 2005 a oggi. (Fonte NASA)

E se ci sembra che quella linea non sia poi tanto ripida, basta inquadrarla nel contesto degli ultimi 800,000 anni (grafico in basso) per renderci conto che, a confronto con quanto accaduto in passato (per cause naturali), stiamo assistendo ad un’impennata praticamente verticale.

Andamento della concentrazione di CO2 in atmosfera negli ultimi 800000 anni. (Fonte NASA)

Il governo italiano, come gli altri governi europei, dovrà pronunciarsi sull’inclusione dell’energia nucleare nella tassonomia verde dell’UE. Nel farlo c’è da augurarsi che si ricordi che il compito della politica non è quello di dirci cosa gli piace o non gli piace, quella è una risposta che va bene davanti al bancone del gelato. La politica deve sapere di cosa parla e basarsi sui dati. Ogni proposta di soluzioni “alternative” è sempre benvenuta, a patto che faccia tornare i conti e non contenga soluzioni che sono tali solo a parole, perché le comete (sia quelle vere che in senso figurato) con le parole non le convinci.

BIBLIOGRAFIA

Fonte grafico 1 https://climate.nasa.gov/vital-signs/carbon-dioxide/
Fonte grafico 2 https://climate.nasa.gov/evidence/
[1] https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/banking-and-finance/sustainable-finance/eu-taxonomy-sustainable-activities_en
[2] https://ec.europa.eu/info/departments/joint-research-centre_en
[3] https://ec.europa.eu/info/file/210329-jrc-report-nuclear-energy-assessment_en
[4] https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2018/02/ipcc_wg3_ar5_annex-iii.pdf?fbclid=IwAR2WMX-nz0aINzEWwx1ioujcolYJZVCpBHQlDpzksUK1D2TqaYfxudq1ZLE#page=7  (Pagina 1335 – Valori medi di emissioni per intero ciclo di vita)
[5] https://app.electricitymap.org/map
[6] https://climate.nasa.gov/vital-signs/carbon-dioxide/
[7] https://www.climate.gov/news-features/understanding-climate/climate-change-atmospheric-carbon-dioxide?fbclid=IwAR28q0m–bW1brTcZClS80_UpyE9aqwOniegWlc2U5dovm9ggU5X-ESDi9o

11 pensieri riguardo “Il nucleare non ci piace?

  1. Egregio Massimo Burbi

    da 40 anni difendo le ragioni dello sviluppo pacifico dell’energia nucleare, ma da sempre contesto agli amici pro-nucleari l’utilizzo di argomenti dubbi per sostenere una buona causa; ne va della causa e della credibilità dell’autore (ANCHE SE SEGUE LA MODA DOMINANTE).
    Si potrebbe realizzare un grafico paragonando uno dei fattori che indicano la qualità della vita, o l’aspettativa di vita umana,, ecc e l’aumento della CO2. Questo non significa che dovremmo tornare ai livelli di vita di 200 anni fa per evitare la “catastrofe climatica”, occorre correlazione, ma anche rapporto di causa ed effetto.
    Lasciamo perdere per un momento le ere geologiche passate (nel Carbonifero la quantità di CO2 in atmosfera quanto era superiore a quella odierna?). Limitiamoci agli ultimi diecimila anni: non c’è correlazione tra temperature e CO2. Guardiamo gli ultimi 300 anni, non c’è correlazione. Guardiamo gli ultimi 100 anni: come spieghiamo il raffreddamento tra il 1880 ed il 1910, e tra il 1940 ed il 1970, in pieno boom economico ed industriale? Sono domande che non hanno risposta. Secondo alcuni studiosi di fisica dell’atmosfera, l’effetto serra della CO2 va verso una saturazione sopra le 500 ppm; ovvero è ben differente il passaggio da 200 ppm a 400 ppm, rispetto all’effetto che avrebbe il passaggio da 400 a 600.
    La discussione scientifica è ampia e non è definita. Una sintesi la trovi nel libretto che illustra l’appello “Non esiste alcuna emergenza climatica”. Ma come, risponde qualcuno, se tutti concordano con l’IPCC? (organismo politico premiato con il Nobel per la pace, non per la scienza). Esattamente come quasi tutti concordano che occorra un green deal basato su eolico e fotovoltaico perché il Sole arriva gratis.
    Cordiali saluti
    roberto irsuti
    21mo secolo – scienza e tecnologia http://www.21mosecolo.it

  2. Per “nessuna correlazione tra CO2 e temperatura” consiglio la lettura di “Climate Change in a Nutshell”, e a pagina 8 può trovare un grafico interessante.
    http://www.columbia.edu/~jeh1/mailings/

    In questo altro grafico invece vede l’andamento della temperatura in relazione all’irradianza solare, e può vedere che nella parte sinistra del grafico le due curve tendono ad avere un andamento simile, che non vuol dire identico, perché non è mai un unico fattore da solo a governare completamente un sistema complesso come il clima.
    https://climate.nasa.gov/faq/14/is-the-sun-causing-global-warming/

    L’andamento delle due curve è più simile nella parte sinistra perché, ancora agli inizi degli anni ’60, la concentrazione di CO2 in atmosfera era di 320 ppm, a fronte di un livello preindustriale di 280 ppm. (oggi stiamo per toccare quota 420 ppm, quindi è tutta un’altra storia, la CO2 è diventata senza dubbio la forzante principale) Può vedere l’andamento della concentrazione della CO2 dal 1960 ad oggi qui:
    https://www.climate.gov/news-features/understanding-climate/climate-change-atmospheric-carbon-dioxide

    Fino ad alcuni decenni da altri fattori avevano un peso maggiore nel determinare le variazioni di temperatura della Terra.
    Adesso è chiaro, dal grafico del secondo link, che il riscaldamento osservato negli ultimi decenni è del tutto sganciato dalla variazione dell’irradianza solare nello stesso periodo.

    Quindi come vede le risposte ci sono e non sono poi nemmeno particolarmente difficili da trovare, basta non volersi voltare dall’altra parte.
    Che la CO2 sia un gas serra è una cosa che si studia nei libri di testo, chi, come me, l’ha studiato e capito all’università e ha visto prove sperimentali (come, per citare un esempio, gli spettri di emissione della parte alta dell’atmosfera terrestre) resta veramente sbigottito davanti a discorsi del genere, sarebbe come se qualcuno pretendesse di aprire un dibattito sulla seconda legge di Newton.
    In ambito scientifico, tra chi studia e pubblica sull’argomento, è un dibattito che non esiste.

    Che poi mi scusi….lei prima dice che non c’è correlazione tra CO2 e temperature e poi dice che l’effetto si satura sopra le 500 ppm. Ma scusi, se due righe prima mi ha detto che la correlazione non esiste, e quindi secondo lei la CO2 non c’entra niente con la temperatura, esattamente cosa dovrebbe saturarsi sopra le 500 ppm?
    Come dovrebbe fare a saturarsi un effetto che (secondo lei) non c’è?

    Anche quando si fa una critica zoppicante dal punto di vista del rigore scientifico, bisognerebbe almeno cercare di salvare la “coerenza interna”, come in tutte le buone storie inventate.
    Saluti.

    Massimo Burbi

    1. grazie per la risposta e la documentazione che consulterò

      sappiamo tutti che l’effetto serra esiste (e consente la vita sul pianeta)
      la CO2 non è il principale gas serra; del principale gas serra (vapor d’acqua) non conosciamo esattamente quanto pesi, ma riteniamo che la CO2 sia la “manopola” che governa il clima.
      la mancanza di correlazione riguarda le oscillazioni del clima sulla Terra negli ultimi 3000 anni; se variava anche prima dell’aumento della CO2, come mai i fattori di tale variazione non sarebbero più all’opera oggi.
      è evidente che la CO2 di origine antropica è un fattore minore; rispetto ai fattori naturali, meglio continuare a studiare il clima per comprendere meglio i fattori, naturali ed umani che lo governano; piuttosto che spendere trilioni di dollari per politiche climatiche che impoveriscono il mondo (ed arricchiscono pochi).
      L’attuale, modesto, aumento delle temperature inizia con il minimo di Maunder, duecento anni prima del momento in cui le attività dell’uomo iniziano ad essere significative (soprattutto per l’inquinamento locale, piuttosto che globale).
      Ma capisco che la teoria AGW è la nuova religione dei tempi moderni.

      cordiali saluti

      roberto irsuti

      1. Le ragioni sono note e acclarate e sono quasi esclusivamente dovute all’attività antropica.

        Non le conosciamo solo in parte, riusciamo a spiegare la gran parte del riscaldamento e francamente la tua risposta m sembra abbastanza negazionista. Quei fattori sono ancora all’opera?! e quanto incidono?! Tanti e tanto e sono i fattori antropici.

        Dal 45 al 75 non c’era nessun allarme di global cooling e le emissioni antropiche tra il 1945 ed il 1975, anche se in crescita, erano enormemente meno di quelle esistenti adesso. Le emissioni permangono per un certo lasso di tempo in atmosfera.

        A non sapere le cose sei tu, quindi quando scrivi “Non lo sappiamo”, forse è meglio che tu metta il soggetto. E magari che poi scriva pure che scrivi così solo perchè sei incapace di riconoscere le evidenze scientifiche. E i geologi confermano.

        Ora, non è che <>, è che lo sei. E se un gatto lo chiami “gatto” non lo stai etichettando come gatto, ma stai dicendo quel che è.
        Delle tue voci autorevoli non me ne faccio nulla, devi portare dati, non voci autorevoli. anche Montagnier è un premio nobel e potrebbe esser considerato autorevole nel suo settore, eppure dice castronerie nel suo stesso settore.

        Viste che le premesse sono queste, c’è poco da discutere con te. Sei un negaazionista e non accetti le evidenze, non c’è evidenza che io possa portare perchè tu ammetta di dire le castronerie che scrivi

        E francamente, cosa a te sembri una catastrofe o meno è irrilevante

      2. Steve Koonin ha partecipato allo sviluppo dei Global Circulation Models utilizzati dall’IPCC, ed ha appena scritto un libro intitolato Unsettled. Lui non ha le tue certezze. Io resto dubbioso, ma non ho preconcetti e studierò la documentazione con la disponibilità a cambiare idea, se i fatti confermeranno che ho torto. Il dubbio è connaturato alla scienza ed al progresso della conoscenza. Quindi ti ringrazio per le tue indicazioni, non ti ringrazio per le etichette che mi attribuisci. Non siamo allo stadio ed il mio stipendio non dipende dalla esatta determinazione del contributo antropico al cambiamento climatico. Cerco di ragionare su problemi importanti per arrivare a conclusioni fondate sui fatti e sulla logica, senza accettare convinzioni per partito preso, e senza censurare voci “non allineate” al pensiero unico della catastrofe imminente.
        Un ultimo esempio: le Università italiane hanno creato un Consorzio per contrastare il cambiamento climatico di origine antropica (il risultato dello studio scientifico è già premesso nel titolo). In tal modo hanno immediatamente ottenuto dal Ministero un fondo di 200 milioni di euro.
        Se li avessero chiesti per la ricerca scientifica di base (figurati per la ricerca nucleare) non avrebbero avuto risposte.

        cordiali saluti

        roberto irsuti

      3. Steve Koonin può aver partecipato e aver scritto quel che gli pare, ma la letteratura scientifica è chiara. Lui non ha le mie certezze, ma la letteratura scientifica si, qundi c’è poco da cincischiare.

        E l’esempio che poni non dimostra nessuna delle vaghe tesi che esponi.

        Prendi atto che i tuoi dubbi non sono fondati, ti piaccia o meno.
        Saluti.

  3. La prima riga della sua risposta è corretta. Senza effetto serra La temperatura media della terra sarebbe di oltre 30°C più bassa di quella attuale, e quindi noi sicuramente non saremmo qui.

    Con la seconda frase iniziano i problemi perché lei parte da una considerazione corretta ma ne trae la conclusione sbagliata.
    E’ vero che il vapore acqueo è responsabile di circa il 50% dell’effetto serra del pianeta, mentre la CO2 si ferma circa al 20%, ma la CO2, una volta emessa in atmosfera, ci resta per secoli, facendo da “termostato” al nostro clima, la CO2, a differenza del vapore acqueo, non condensa.
    Più alta è la temperatura, maggiore è l’evaporazione degli oceani. Inoltre, più alta è la temperatura, più l’aria è in grado di “contenere” vapore acqueo senza che questo condensi e precipiti.
    Quindi è la temperatura (“regolata” dalla CO2) a determinare quanto vapore acqueo può stare nella nostra atmosfera e, una volta lì, quel vapore acqueo fa da amplificatore (o da feedback) al riscaldamento dovuto alla sola CO2.
    https://pubs.giss.nasa.gov/abs/la09300d.html

    Azzerando o raddoppiando la quantità di vapore acqueo in atmosfera, lasciando inalterata la concentrazione di CO2, la quantità di vapore acqueo tornerebbe rapidamente ai valori iniziali, senza effetti a lungo termine.
    Rimuovere tutta la CO2 causerebbe invece un raffreddamento globale, con la condensazione di gran parte del vapore acqueo atmosferico, facendo della Terra una palla di ghiaccio.
    Quindi è vero che l’effetto serra dovuto al vapore acqueo è maggiore di quello dovuto alla CO2, ma senza l’effetto serra dovuto alla CO2, quello dovuto al vapore acqueo non ci sarebbe (se non in minima parte).
    https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.3402/tellusb.v65i0.19734?needAccess=true

    Il clima della Terra è sempre cambiato e la concentrazione di CO2 è sempre oscillata, ma ci sono fondamentali differenze con quello che succede oggi
    La curva rossa nella figura 2 a pagina 8 di questo documento http://www.columbia.edu/~jeh1/mailings/2018/20181206_Nutshell.pdf
    è l’andamento della temperatura dell’Antartide negli ultimi 800,000 anni, un’altalena che si spiega con le oscillazioni dell’orbita e dell’asse terrestre, che cambiano il modo in cui la radiazione solare si distribuisce nel corso dell’anno alle diverse latitudini del nostro pianeta.

    In quel grafico però c’è anche una curva blu, che sale e scende insieme a quella rossa, è la concentrazione di CO2 in atmosfera nello stesso periodo e ci dice che se la causa di quei cambiamenti climatici erano le oscillazioni dell’orbita della Terra, anche allora l’andamento della temperatura era strettamente legato a quello della CO2, che aumentava e diminuiva per motivi che ovviamente non c’entravano niente con noi.
    Facendola breve, l’iniziale aumento di temperatura dovuto alle oscillazioni della nostra orbita riscaldava gli oceani, che non potendo più trattenere la stessa quantità di CO2 (la solubilità di un gas in un liquido diminuisce con la temperatura) ne rilasciavano una parte in atmosfera
    https://www.climate.gov/news-features/understanding-climate/climate-change-atmospheric-carbon-dioxide

    E’ come quando le bibite si sgasano (perdendo anidride carbonica) più in fretta nelle giornate calde.
    La CO2 non era la causa di quei cambiamenti del clima, ma li amplificava e ne determinava l’entità, insieme ad altri fattori come le eruzioni vulcaniche e le variazioni di albedo della superficie.
    Lo diciamo solo perché vediamo due curve che salgono e scendono insieme? No, una correlazione non implica per forza un rapporto causa-effetto, altrimenti se ne potrebbe trovare uno anche tra l’aumento della temperatura del pianeta e la diminuzione del numero di pirati. Lo diciamo perché da quasi 200 anni conosciamo un fenomeno chiamato “effetto serra”, che in tutto questo tempo è stato studiato e poi misurato, prima nei laboratori e poi nello spazio, sia sulla Terra che su altri pianeti.

    Cosa c’è di diverso nel riscaldamento di oggi? tanto per cominciare la velocità, cosa che mal si sposa con le variazioni orbitali della Terra, che operano su cicli dell’ordine di 100,000 anni.
    https://royalsociety.org/topics-policy/projects/climate-change-evidence-causes/question-6/

    Quello che lei chiama “modesto riscaldamento” sta avvenendo ad un passo che è già circa dieci volte più veloce di quello di uscita dall’ultima era glaciale.
    https://climate.nasa.gov/evidence/

    E a chi dice che la “nostra” CO2 non c’entra niente perché dipende tutto dal Sole basta rispondere che la radiazione solare che ci raggiunge non è aumentata negli ultimi 40 anni, o fare presente che a diventare più caldi sono gli strati bassi dell’atmosfera, ma non quelli alti, una conseguenza prevista per l’effetto serra, ma incompatibile con un riscaldamento causato dal Sole
    https://climate.nasa.gov/causes/

    Quindi come vede la religione non c’entra niente, c’entra il fatto che la realtà è complessa, e prima di pretendere di riscrivere i libri di testo bisognerebbe almeno leggerli.

    Saluti.

    Massimo Burbi

    1. Egregio Massimo Barbi

      la scienza si basa sui fatti, non sulle teorie, anche se ben congegnaate ed eleganti. Lei scrive: il vapore

      d’acqua contribuisce all’effetto serra per circa il 50 per cento: Altri autori, anche nell’IPCC, dicono circa il

      70, qualcuno 80 per cento: questo è il livello di approssimazione con il quale oggi conosciamo quantitativamente

      il contributo del principale gas serra. Eppure ciò è sufficiente per presumere di avere la verità in tasca ed

      affermare che chi esprime valutazioni differenti è un ignorante. (Ci sono alcune centinaia di studiosi del clima,

      alcuni molto autorevoli, ed anche premi Nobel, tra gli “scettici”, ma come ho scritto sopra ciò che conta sono i

      fatti.
      L’IPCC esiste da 30 anni: i modelli climatici che usa (GCM) in questi 30 anni hanno sbagliato le previsioni.

      Inoltre, non sono in grado di ricostruire il clima del passato. Per “validarli” fu utilizzato il grafico “a mazza

      di Hockey”, che cancella le oscillazioni del clima dei passati 4000 anni. Tale grafico è stato tolto dalle

      pubblicazioni successive dell’IPCC perché è errato. Quindi i GCM non sono validati e non corrispondono ai dati

      delle osservazioni.
      La questione però non è scientifica, ma politica (come nel caso delle scelte antinucleari) ed economica; riguarda

      trilioni di dollari di investimenti per realizzare la transizione energetica (ed aumentare i costi dell’energia).
      Io suggerisco (per quel che vale la mia valutazione) che abbiate un approccio più prudente, del tipo:
      Molti governi, istituzioni internazionali cone ONU e Commissione europea, e la grande finanza ci dicono che vi è

      il pericolo di una grave crisi climatica ed occorre una transizione energetica che abbandoni le fonti fossili di

      energia per limitare le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra.
      La scienza del clima è molto giovane e le previsioni future sono soggette a notevole incertezza. Tuttavia è certo

      che, per ragioni fisiche e tecniche, nessuna transizione energetica è possibile senza un importante contributo

      delle tecnologie nucleari. Ii Europa, il nucleare fornisce già oggi un quarto dell’elettricità (noi lo importiamo

      dalla Francia). La Germania vuole chiudere il nucleare, ed aumenta l’utilizzo del carbone. L’unico esempio di

      rapida decarbonizzazione della storia recente fu realizzato in Francia e Svezia, negli anni Settanta ed Ottanta

      del secolo scorso, attraverso la costruzione di decine di reattori nucleari.
      I consumi elettrici sono in forte crescita nel mondo, anche per la transizione digitale, ecc e secondo l’Agenzia

      Internazionale dell’Energia, il numero di reattori nucleari oggi in attività nel mondo (442) verrà raddoppiato in

      pochi decenni. Può l’Italia, la sua industria, la sua ricerca, le sue università restare fuori da questi sviluppi

      tecnologici, che comunque si realizzeranno nel mondo?

      In alternativa, ascoltate la piccola Greta e modificate il vostro nome in NUCLEARE E RAGIONI POLITICHE

      Ho dedicato qualche minuto del mio tempo perché ritengo importante quanto state facendo; voi siete il futuro, io

      oramai il passato, ma mi fermo qui e non voglio annoiarvi con ulteriori considerazioni

      cordiali saluti

      roberto irsuti

      1. Gentile Roberto, oltre alle evidenze già portate da Massimiliano, vorrei far notare che la sola CO2 non è, purtroppo, l’unico gas ad effetto serra che abbiamo emesso negli ultimi 200 anni. Abbiamo anche emesso altri gas tra cui metano, ammoniaca, ossidi di azoto e altri ancora i cui poteri radiativi sono elevatissimi e anche la permanenza in atmosfera.

        In tutti i casi, è incontrovertibile che l’aumento della loro concentrazione (magari misurata come potere radiativo equivalente alla CO2 e prospettava per vari scenari di tempo, spesso indicati come “CO2eq”) sia stato il motore principale dell’aumento delle temperature negli ultimi 200 anni, così come è un’evidenza scientifica che l’aumento della concentrazione di ognuno di questi gas sia dovuto all’attività antropica.

        Aggiungiamo pure che sollevare la questione del vapore acqueo (sicuramente un grande contributore) non aiuta. Realmente il vapore acqueo è contribuisce moltissimo all’effetto serra, ma purtroppo la sua concentrazione in atmosfera dipende appunto dalle temperature, che vengono incrementate dall’effetto serra causato dagli altri gas summenzionati.

        Saluti.
        Sergio

      2. Tutto ragionevole e documentato, ma il riscaldamento ha inizio alla fine del 1700. Per quali ragioni? Le conosciamo solo in parte. Quei fattori sono ancora all’opera? e quanto incidono? Tra il 1945 ed il 1975, in pieno boom delle emissioni antropiche, le temperature scendevano (all’epoca c’era l’allarme per il global cooling).Per quale ragione? Non lo sappiamo. Non c’è mai stata una crescita così rapida delle temeprature? Non corrisponde a quanto ci dicono i geologi. Si sciolgono i ghiacciai delle Alpi? Si sono sciolti totalmente almeno 4 volte nei passati diecimila anni. Nel medioevo si contivava la vite in Scozia ed i vichinghi colonizzavano (una ventina di piccole colonie, abbandonate dopo due secoli) la Groenlandia.
        Sono tutti spunti di riflessione sui quali è difficile avere una discussione, come sta avvenendo tra noi,
        Vieni subito etichettato come “negazionista” (quindi probabilmente estremista, complottista, probabilmente razzista o nazista, visto il riferimento all’Olocausto. Molte voci autorevoli (certamente più della mia) sono state insultate. Vedi Koonin, non appena ha pubblicato, nel 2021, il libro UNSETTLED.
        Da tempo la questione non è più scientifica, ma politica e finanziaria. Si è deciso di spendere trilioni di dollari per la transizione energetica (se controllo l’energia, controllo l’economia); eppure, secondo l’IPCC rischiamo una perdita del PIL del quattro per cento, da ora al 2100, per un aumento di +1,5%.gradi. Non mi sembra una catastrofe, visto che il PIL del 2100 potrebbe essere il triplo di quello attuale (ma qui entriamo nella futurologia, che non è una scienza). Forse conviene adattarsi al clima che cambia, come l’umanità fa da sempre. A fronte di conoscenze ancora limitate (se vessimo agito contro il global cooling negli anni settanta, cosa diremmo oggi?).
        Altra cosa è l’inquinamento, locale, causato dall’uomo, per il quale spendere i trilioni di dollari.
        Ma non voglio togliervi altro tempo: la questione nasce dal fatto se il nucleare sia indispensabile per governare il clima.
        Io penso che sia indispensabile, indipendentemente dal clima, per fornire all’umanità l’enorme quantità di energia (in particolare elettrica) che servirà nei prossimi decenni per consentire a tutti gli abitanti del pianeta (nove miliardi, forse) di vivere bene, e realizzare i propri progetti di vita.
        Sostenere una buona causa con argomenti dubbi, che potrebbero essere smentiti tra venti anni, non mi sembra la scelta migliore. Vi ricordo che ricevendo il premio Nobel per la Pace (non per la scienza) insieme all’IPCC nel 2007, Al Gore dichiarò (trovate il discorso su Internet) “i ghiacci del Polo Nord saranno completamente sciolti entro sette anni”. Chi ha buona memoria ricorda che nel 1992, al Summit mondiale di Rio, fu dichiarato “abbiamo solo dieci anni di tempo per fermare il riscldamento globale”.

        Altra cosa è dire: visto che i governi hanno deciso la decarbonizzazione, senza il nucleare è irrealizzabile.

        Cordiali saluti

        roberto irsuti

  4. I fatti nella scienza sono quelli che si pubblicano (in paper scientifici) e si misurano.
    Nelle due risposte che le ho dato nei commenti di questo post le ho linkato diversi paper pubblicati (tra i tantissimi tra cui si può scegliere) e altro materiale in cui erano sempre incluse fonti precise e verificabili per ogni dato menzionato, che è poi l’unico modo per dare a chi legge elementi per giudicare se chi scrive sta citando risultati e dati concreti o sta inventando a braccio.

    Chi rappresenta la sua posizione non fa altrettanto, perché di pubblicazioni scientifiche che neghino il cambiamento climatico di origine antropica ne può trovare pochissime (tra l’altro non uscite bene dalla peer review), e si riduce quindi a citare interviste o lettere di generici gruppi di “centinaia di scienziati” che, quando poi uno va a vedere cosa c’è dentro, si rivelano delle scatole vuote, in cui di scienziati del clima se ne trovano pochi e di pubblicazioni in letteratura scientifica ancora meno.
    Circa il consenso sul cambiamento climatico, dato che l’argomento la interessa, le potrebbe essere utile prendere visione di questa pagina e dei relativi link
    https://climate.nasa.gov/scientific-consensus/

    Sul contributo dei vari gas serra all’effetto serra, il valore di “circa il 50%” per il vapore acqueo lo può leggere qui https://web.archive.org/web/20101020041139/http://www.giss.nasa.gov/research/briefs/lacis_01/
    Mentre nel sito dell’IPCC si parla di “circa il 60%”.
    https://archive.ipcc.ch/publications_and_data/ar4/wg1/en/ch3s3-4-2.html
    Al di là delle stime dei vari contributi, che negli anni sono andate per approssimazioni via via migliori, e che possono variare di qualche percento, il meccanismo è chiaro a tutti, ovvero che la CO2 è la forzante e il vapore acqueo è il feedback.
    Il feedback non può esistere senza la forzante. Per questo può vedere anche il materiale linkato nelle risposte precedenti.
    Come vede non c’entra niente la grande finanza, né tantomeno Greta, c’entra semplicemente quello che viene pubblicato dai climatologi di tutto il mondo.

    Per finire, qualche osservazione generale che non c’entra con il cambiamento climatico:
    1 – Nella scienza, “teoria” non vuol dire “ipotesi”. Una teoria scientifica è un modello o una struttura che spiega i dati osservativi a disposizione e che riesce a fare previsioni che possono essere verificate.
    La Relatività Generale e la Relatività Ristretta sono entrambe “teorie”.

    2 – Nella scienza non vale il principio di autorità, qualunque premio Nobel può sostenere tesi errate, appena poche settimane fa un premio Nobel per la medicina era in piazza a Milano a sostenere tesi deliranti sui vaccini, che niente hanno a che fare con i risultati degli studi che escono sulla letteratura scientifica.
    Citare nomi al posto di studi e dati è un vizio di molti, ma non è fare scienza, è fare raccolta di figurine.

    Ognuno di noi ha il suo contributo da dare per il futuro, se vogliamo che sia un buon contributo andiamo dove ci portano i dati e seguiamo le evidenze.

    Cordiali saluti.

    Massimo Burbi

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