Rifiuti radioattivi

Come sempre nella storia della curva della conoscenza umana, il rischio correlato a determinati fattori cambia in relazione alla conoscenza che se ne sviluppa. Lo stesso vale per la questione scorie nucleari. Basti pensare che agli albori dell’industria nucleare la prima metodologia adottata per lo smaltimento di rifiuti nucleari fu l’inabissamento di materiale radioattivo. Vedi il caso di Farallon islands nuclear waste dump site. Ricerche successive hanno dimostrato, nella zona, un aumento di carcinoma alla mammella ed un aumento di concentrazione di radionuclidi nei tessuti dei pesci. (Suchanek TH1), mettendo in evidenza la necessità di un trattamento opportuno delle scorie nucleari.

La nominazione di Rifiuto nucleare comprende qualsiasi tipo di materiale che per attività dell’uomo tecnologica o scientifica risulti essere radioattivo. Per questo si ha una suddivisione i in base al livello di Attività: alta, media o bassa. Un categoria a parte  è spesso costituita per gli elementi transuranici derivanti principalmente da attività di lavorazioni a scopo militare.

 In base alla loro categorizzazione la metodologia di trattamento dei diversi rifiuti varia per garantire la sicurezza del loro stoccaggio per i lavoratori e per l’intera popolazione.

Una buona fetta di rifiuto nucleare quindi deriva da quelle che sono le attività connesse alla produzione energetica per mezzo della fissione. Fa parte di questa categoria la parte di uranio estratta a livello minerario che non verrà direttamente utilizzato per la produzione di combustibile nucleare, ed anche tutti i materiali che risultino essere contaminati a seguito della loro vita operativa in un reattore. Il combustibile esausto, essendo solo parzialmente consumato durante le operazioni di produzione di energia, contiene ancora grandi quantità di Uranio e di altri nuclidi utili alla produzione energetica. I reattori della nuova IV generazione – in fase di sviluppo – risultano essere adatti a riutilizzare questo combustibile esausto e riprocessato, riducendone il rischio radiotossicologico ed eliminando quasi completamente il rischio  proliferazione.

Anche alla somministrazione di sostanze radioattive a scopo diagnostico e terapeutico è associata la produzione di rifiuti radioattivi, solidi e liquidi, gestibili in modo da garantire il rispetto della non rilevanza radiologica. Giusto per dare qualche numero, una clinica specializzata in impiego di 131I può arrivare a produrre fino a 800 contenitori da 60 litri di rifiuti nucleari solidi in un anno. (ARPAE.it)

 Attenzione i rifiuti di tipo medicale rientrano nella categoria di bassa attività e più raramente di media attività. Il loro trattamento a livello italiano viene regolamentato dall’art. 154 del Dlgs 230/95 (legge) come tutta la gestione dei rifiuti radioattivi. Fare un confronto di rifiuti nucleari derivante dalle tecnologie energetiche e quelle medicali non ha alcune senso, né in termine di volumi prodotti né in termine di radiotossicità. Infatti in ambito medicale l’unica classificazione richiesta è quella basata del tempo di dimezzamento minore o maggiore di 75 gg. Il Rischio radiobiologico non è eccessivo, tant’è che spesso a seguito del trattamento le procedure di separazione, imballaggio e stoccaggio temporaneo vengono svolte all’interno della stessa azienda ospedaliera, fino al conferimento ad uno smaltitore autorizzato. 

Percentuale tipologia rifiuti
Suddivisione percentuale dei rifiuti radioattivi italiani. Fonte: Sogin.

È necessario ricordare che anche  materiali che a seguito di attività antropiche risultino essere radioattivi, vengono considerati rifiuti nucleari. Questi vengono comunemente definiti TENORM Tecnically Enhanced Naturally Occurring Radioactive Material. Questi materiali possono costituire la materia primailprodotto o il residuo della lavorazione in numerose attività industriali, nelle quali il rischio radiologico è generalmente non elevato. Un esempio per tutti è il caso di Crotone, il territorio infatti presenta un’anomalia radiometrica generata dalla presenza di scarti della lavorazione dell ‘industria chimica. (http://www.arpacal.it/allegati/report_tenorm_calabria.pdf).  Potrebbe sembrare paradossale ma è giusto sottolineare che tecnologie apparentemente lontane dal nucleare possano produrre rifiuti classificati come rifiuto nucleare.

Ad esempio la fabbricazione alla produzione di pannelli fotovoltaici, a causa della necessità di estrazione di terre rare porta alla produzione di un rifiuto che rientra nella categoria dei TENORM. Infatti l’estrazione di materiali come lo Zirconio, l’oro, l’argento ed il titanio portano alla generazione di rifiuti contenenti  Uranio, Torio a Radio (elementi naturalmente radioattivi).

Ad oggi l’Italia si trova a dover gestire un quantitativo di rifiuti radioattivo pari a 95mila metri cubi. La necessità di un deposito nazionale è sempre più impellente.

Riepilogo per regione – Rifiuti radioattivi, Sorgenti dismesse e combustibile esaurito (al 31-12-2017)

In passato, diversi sono stati gli incidenti che hanno portato a morti o contaminazioni a causa di un non corretto deposito di rifiuti nucleari, come ad esempio l’incidente di Goiania, Brasile in cui una sorgente di Cesio è stata trafugata da un ospedale abbandonato, portando alla morte di 4 persone ed alla contaminazione  di circa 300. Ciò sottolinea l’importanza di una regolamentazione e un deposito per ogni nazione.

Riferimenti

ARPAE.it – la gestione dei rifiuti ospedalieri. https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/ecoscienza/ecoscienza2012_3/decrescenzo_es3_12.pdf 

ISIN – inventario dei rifiuti nucleari in italia del 2019 con inventario 2017. https://www.isinucleare.it/sites/default/files/contenuto_redazione_isin/inventario_isin_al_dicembre_2017.pdf. 

Decreto legge sulla gestione dei rifiuti radioattvi. https://www.repertoriosalute.it/wp-content/uploads/2016/11/dlgs230-95.pdf). 

Rifiuti radioattivi. https://it.wikipedia.org/wiki/Rifiuto_radioattivo. 

SOGIN. https://www.sogin.it/it/chiusuradelciclonucleare/depositonazionaleeparcotecnologico/Pagine/default.aspx. 

Suchanek TH1, Lagunas-Solar MC, Raabe OG, Helm RC, Gielow F, Peek N, Carvacho O. Radionuclides in fishes and mussels from the Farallon Islands Nuclear Waste Dump Site, California. 

FAQ.

Cos’è un rifiuto radioattivo?

Sotto la nomenclatura rifiuto radioattivo rientrano tutti i materiali che a seguito del loro utilizzo  posseggano della radioattività o che ne risultino esserne contaminati . All’interno della categorie non rientrano solo i materiali di una centrale nucleare, ma anche tutto il materiale utilizzato nella medicina nucleare o nei laboratori di ricerca che utilizzano materiale radioattivo.

Le tecnologie nucleari sono al servizio  delle persone a livello mondiale, sterilizzando strumenti e cibo, permettendo di sviluppare agricoltura più efficiente ed aiutando la medicina a diagnosticare malattie e curare i propri pazienti.

 L’Italia regolamenta lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, per mezzo dell’art. 154 del Dlgs 230/95.

Attualmente ci troviamo a dover gestire un quantitativo di rifiuti radioattivo pari a 95mila metri cubi. Per questo la necessità di un deposito nazionale è sempre più impellente.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: