[L’ultimissima strategia europea a lungo termine continua a sottovalutare il ruolo dell’energia nucleare]
Di recente abbiamo assistito a numerosi eventi illuminanti: un nuovo rapporto IPCC che ob torto collo ammette il ruolo essenziale dell’energia nucleare nella mitigazione del cambiamento climatico; la prima manifestazione nella storia a favore dell’energia nucleare, il Nuclear Pride Fest tenutosi a Monaco lo scorso 21 ottobre [1]; i chiari segnali politici inviati da Paesi Bassi e Polonia e, soprattutto, dal risultato pro nucleare del referendum a Taiwan.
Dopo tutto ciò era lecito aspettarsi maggior acume da parte delle istituzioni europee.
Invece, la nuova strategia di lungo termine per la riduzione delle emissioni, presentata il 28 novembre alla stampa e che traccia 8 possibili scenari verso una incisiva decarbonizzazione (tra l’80% e il 100% di riduzione delle emissioni), non contiene alcuna novità, continuando a relegare il nucleare ad ancella di rinnovabili e gas naturale.
Se alcuni apprezzamenti verbali profusi nel documento verso la fonte nucleare – descritta come energia a zero emissioni e spina dorsale della produzione attuale – hanno fatto gongolare i rappresentanti dell’industria nucleare europea, la realtà numerica del mix energetico auspicato per il 2050 appare di certo inadeguata a chiunque abbia seriamente a cuore le sfide della decarbonizzazione e della mitigazione del cambiamento climatico.
Sostanzialmente il piano si muove nel solco tracciato dalla precedente politica energetica, rilanciando nuovi e più ambiziosi traguardi di riduzione delle emissioni tramite il consueto mix di maggiore elettrificazione, efficienza e… rinnovabili, con un contorno di assunti riguardo stoccaggio e produzione di idrogeno, riciclo dei rifiuti e modifica del regime alimentare talmente speculativi da non potersi commentare.
Il triste punto comune di tutti gli scenari è la riduzione della capacità nucleare installata a valori compresi tra 99 e 121 GW (erano 122 GW nel 2015). Una previsione (o auspicio?) a smentita delle belle parole profuse nel documento a favore del nucleare e certamente in controtendenza rispetto agli scenari del recente rapporto IPCC – al quale la nuova strategia enfaticamente si richiama[2] – che vedono un aumento marcato a scala globale della capacità nucleare.

Nel complesso, tutti gli scenari prevedono uno “spettacolare” (questo il termine più volte usato nel documento, a riprova della neutralità tecnologica dell’approccio) aumento di solare ed eolico, tanto da ridurre a marginale il contributo di biomasse e idroelettrico, oggi spina dorsale della produzione rinnovabile europea e sole fonti rinnovabili con un certo grado di affidabilità contro l’intermittenza di sole e vento. Persino tecnologie futuribili, quali biomasse e combustibili fossili con meccanismi di cattura delle emissioni (BECCS e Fossil Fuel CCS in fig. 1) ricoprono un ruolo apprezzabile negli scenari. Come possa tale incremento di solare ed eolico far uscire di scena non solo il carbone ma anche il gas naturale – ad oggi la crescita di queste rinnovabili è andata di pari passo con la crescita del gas naturale – è un mistero racchiuso molto probabilmente nei fantasiosi assunti al contorno menzionati sopra. Primo fra tutti, un fantasmagorico incremento (ora l’aggettivo è nostro, nda) nelle capacità di stoccaggio: una crescita sostanzialmente infinita, rispetto al presente, di produzione di idrogeno e capacità di stoccaggio tramite batterie (fig.2).
Ciliegina sulla torta, gran parte degli scenari prevedono al 2050 una generazione elettrica duplicata o triplicata rispetto ad oggi, come effetto della maggiore elettrificazione.

In conclusione, gli otto scenari, presentati dalla Commissione Europea come nuovo percorso verso la decarbonizzazione, altro non sono che lo stesso scenario che ha portato la Energiewende tedesca[3] a maggiori costi in bolletta e emissioni stagnanti, dato quest’ultimo che probabilmente causerà il fallimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti dalla Germania per il 2020. Uno scenario costruito – come tutta la politica energetica europea – per sostenere indiscriminatamente solare ed eolico a discapito di ogni opzione alternativa, fosse anche più efficiente e meno costosa[4].
Dopo gli eventi che avevano fatto sognare un rinascimento nucleare a scala globale, questo è lo scenario da incubo in cui i promotori della fonte nucleare in Europa si sono risvegliati oggi. Noi però non desistiamo e siamo più determinati che mai nel portare a conoscenza dell’opinione pubblica il ruolo fondamentale del nucleare nella transizione ad energia pulita. Il grafico in basso (fig. 3) certo dimostra che si tratta di un compito arduo, da intraprendere per il bene dell’Europa e del pianeta tutto.

Note:
[1] Si veda: Il nucleare in Europa potrebbe ripartire da Monaco o la pagina https://nuclearpridefest.org
[2] Citiamo dal comunicato stampa: “In October, the IPCC special report on 1.5°C made it clear that emissions need to be reduced with far more urgency than previously anticipated and that limiting climate change to 1.5°C is necessary to reduce the likelihood of extreme weather events. This has been a wake-up call.” L’intero comunicato è accessibile qui (ultimo accesso 29 novembre 2018).
[3] I nostri articoli sulla Energiewende:
07/11/2016 La lignite del vicino è sempre più verde
20/12/2016 La vittoria di Pirro delle rinnovabili tedesche
23/02/2017 Energiewende dove vai?
11/01/2018 Sacrificati sull’altare del carbone
[4]. Abbiamo analizzato in un recente lavoro scientifico le potenzialità della fonte nucleare in Italia per il raggiungimento di una decarbonizzazione profonda, confrontando alcuni impatti economici e ambientali qualora lo stesso obiettivo fosse perseguito soltanto con solare ed eolico: Errani, P., Totaro, P., & Brandmayr, E. Nuclear Power In Italy: Lost And Potential Role In Decarbonizing The Electric System.