[Energiewende mostra ancora una volta il suo volto oscuro: la chiesa di San Lamberto in Immerath ultima offerta al dio denaro]
Nell’Anno del Signore 2018 il carbone (o più precisamente la lignite) continua a mietere “vittime” [1] anche nel cuore dell’Europa. Il piccolo villaggio di Immerath, frazione di Erkelenz nella regione tedesca del Nord Reno-Westfalia, è stato l’ultimo in ordine di tempo ad essere raso al suolo da Garzweiler II. Garzweiler II non è un mostro mutante dei fumetti animati nipponici, bensì una non meno pericolosa miniera di lignite a cielo aperto, diretta espansione di Garzweiler I.

Una storia che si ripete in questa terra tormentata, la cui ricchezza del sottosuolo – che non a caso la rese oggetto di contesa nelle sanguinose guerre del secolo scorso – rappresenta la sua stessa condanna: degrado ambientale e del patrimonio storico-culturale e abbandono.
Le miniere, alcune aperte all’inizio del Novecento e chiuse negli anni Ottanta, avanzano da Sud verso Nord man mano che nuove ingenti risorse vengono scoperte. Nel loro cammino inghiottono case, chiese, storie di persone. E nel XXI secolo, sulla spinta della Energiewende – la riforma del comparto energetico tedesco che dovrebbe renderlo più verde e sostenibile – invece di rallentare trovano nuovo impulso.
L’abbandono progressivo della produzione elettronucleare ed il sempre più massiccio – quanto costoso e intermittente – ricorso alle fonti energetiche rinnovabili rendono la lignite un’abbondante, affidabile ed economica risorsa per riequilibrare il sistema elettrico tedesco.

Neppure le vibrate proteste delle popolazioni, delle autorità ecclesiastiche [2] e delle associazioni ambientaliste arrestano lo scempio. I villaggi vengono evacuati ed interdetti all’accesso. Migliaia di persone hanno abbandonato le loro case, vivi e morti, nessuno escluso. Poi seguono le demolizioni.
È di tre giorni fa quella del “Duomo” di Immerath, in realtà semplice chiesa parrocchiale, seppur con una storia che data addietro al XII secolo [3], ma così chiamata dagli abitanti per le sue smisurate proporzioni rispetto all’effettivo numero dei parrocchiani, che negli ultimi tempi si erano ridotti a poche decine (l’ultima celebrazione liturgica e la sconsacrazione ebbero luogo il 13 ottobre 2013). Le comunità ricevono in cambio del loro esilio un compenso in denaro e nuove infrastrutture sul cui valore estetico lasciamo il giudizio al lettore.


Al suo completamento, la miniera di Garzweiler II occuperà circa 70 chilometri quadrati e con le sue riserve di lignite, stimate in 1,3 miliardi di tonnellate (40% delle risorse della Renania), fornirà combustibile fino al 2045, quando verrà risepolta.
La lignite rifornisce le numerose centrali termoelettriche dell’area, gettando un’ulteriore ombra oscura sulla vita – o quanto meno sui polmoni – degli abitanti della zona.
Epprath Tollhaus, Morken-Harff, Königs-Hoven, Reisdorf, Belmen, Elfegen, Garzweiler, Stolzen-berg, Prieste-rath, Pesh, Otzenrath/Spenrath, Holz, Immerath i villaggi già inghiottiti dalla miniera. I prossimi a cadere Lützerath, Holzweiler, Keyen-berg, Berverath, Westrich, Kuckum – almeno che le cose non cambino; dunque il mostro si arresterà alle porte di Immerath Neu, la nuova Immerath.

Sui fallimenti della Energiewende e sull’insensatezza dell’abbandono della fonte nucleare nel contesto della riduzione delle emissioni di anidride carbonica abbiamo scritto molto su queste pagine con dati e numeri [4].
I fatti che però qui documentiamo, più di ogni dato e numero rivelano un’insensata ingiustizia, una miope cupidigia senza neppure più il velo ipocrita dei buoni propositi.
Pensiamo solo a come questi villaggi avrebbero potuto svilupparsi in termini di turismo eco-sostenibile valorizzando il poco o molto, bello o brutto (de gustibus…), patrimonio artistico e architettonico che possedevano. Se solo la Germania non stesse abbandonando il nucleare… per il carbone!

Quantomeno la damnatio memoriae non colpirà questi villaggi e le loro comunità. Essi continueranno a vivere grazie ad uno splendido progetto di Arne Müseler, fotografo di Salisburgo, una vera e propria comunità virtuale dove anche le campane di San Lamberto continueranno a risuonare, monito ad un’umanità che sembra proprio non voler imparare dai propri errori.
Note:
[1] Carbone e lignite rappresentano le fonti energetiche a più elevato tasso di mortalità: 0.24 morti/TWh a causa di incidenti e 57.1 morti/TWh per conseguenza dell’inquinamento prodotto. Considerando che la produzione totale dalle suddette fonti ammontava nel 2016 a circa 44000 TWh, se ne ottiene una stima di circa 2.5 milioni di morti all’anno (fonti: Markandya, A., & Wilkinson, P. (2007). Electricity generation and health. The Lancet, 370(9591), 979-990; Vaclav Smil (2017). Energy Transitions: Global and National Perspectives. & BP Statistical Review of World Energy)
[2] Il Vescovo di Aachen, Heinrich Mussinghoff, ben prima dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco sui temi ambientali, tuonò contro il progetto definendolo ecologicamente e socialmente incompatibile.
[3] Probabilmente la prima chiesa era un complesso romanico a navata unica del XII secolo. (Die wahrscheinlich erste Kirche war eine einschiffige romanische Anlage aus dem 12. Jahrhundert.)
Fonte Wikipedia in tedesco: https://de.wikipedia.org/wiki/St._Lambertus_(Immerath)
Una massiccia ristrutturazione è attestata da documentazioni del XIV secolo. In seguito, nella seconda metà dell’Ottocento, fu integralmente ricostruita in stile neo romanico.
[4] I nostri articoli sulla Energiewende:
07/11/2016 La lignite del vicino è sempre più verde
20/12/2016 La vittoria di Pirro delle rinnovabili tedesche
23/02/2017 Energiewende dove vai?
Aggiungiamo che è notizia di ieri che durante le prolungate negoziazioni per la formazione di un governo in Germania dopo le elezioni dello scorso settembre si è giunti ad avere almeno un punto sul quale tutti sono d’accordo: l’obiettivo di abbattimento delle emissioni climalteranti per il 2020 è eliminato.
Parigi non vale più una Messa (semicit.)
Le associazioni ambientaliste farebbero bene a tacere, visto che sono corresponsabili per il loro rifiuto aprioristico del nucleare.