di Massimo Burbi
Parlando di radiazioni, Orvieto non è un posto come gli altri, l’UNSCEAR l’ha inclusa nella lista di aree del pianeta ad alta radioattività ambientale [1]. E’ fondata su una rupe di tufo e pozzolana, usati anche per costruire gran parte degli edifici del centro storico che, come Piazza San Pietro a Roma, è quasi interamente pavimentato in porfido, tutte rocce di origine vulcanica ben più radioattive della media.
Tra le strade e le stradine di Orvieto si rilevano valori di rateo di dose tra 0.35 e 0.55 μSv/h, ma qua e là si può arrivare anche oltre gli 0.70 μSv/h, ovvero da 5 a 10 volte i valori medi che si registrano in Italia.
Quando leggiamo di situazioni o eventi che causano un aumento dei livelli di radiazioni ionizzanti fino a dieci volte i valori “normali” per qualche ora, ricordiamoci che in posti come Orvieto questi valori ci sono 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno (366 nei bisestili).
Ma nelle grotte sotto la città di Orvieto, dove ogni giorno si dirigono visite guidate che fanno il pieno di turisti ogni 15-20 minuti, si va anche oltre.

Ieri sono sceso in due di queste grotte armato di dosimetro e in circa 35 minuti ho accumulato una dose di 0.40 μSv, che corrisponde ad un rateo di dose medio di circa 0.70 μSv/h, ma in diverse zone ho rilevato valori ben al di sopra di 1 μSv/h, anche se il picco 3.53 μSv/h, registrato per pochi secondi, è frutto di una semplice fluttuazione e quindi non significativo.

Non si tratta di valori pericolosi (*), ma se consideriamo che il livello “normale” di fondo ambientale da radiazione gamma in Italia è intorno a 0.07 μSv/h [2], c’è da scommettere che se questi dati venissero pubblicizzati con i toni che usa abitualmente certa stampa, non ci sarebbero più molte persone disposte a pagare un biglietto per scendere in quelle grotte, e magari mettendoci qualche punto esclamativo in più spunterebbero fuori comitati locali per farle chiudere per motivi di sicurezza e non è da escludere che qualche politico senza il senso del ridicolo (un tipo di fauna di cui certo in Italia non siamo sprovvisti) proporrebbe l’evacuazione della città.


Teniamo a mente questi numeri e spostiamoci a Chernobyl, non fisicamente perché al momento la cosa comporta il rischio concreto di essere attraversati da qualcosa di più distruttivo di un raggio gamma, ma sfruttando dati pubblicamente accessibili anche da qui.
Molti ricorderanno che nelle scorse settimane si è parlato dei soldati russi che, nel corso della criminale invasione dell’Ucraina, avrebbero avuto la brillante idea di scavare trincee nell’area intorno alla centrale nucleare, nei pressi della foresta rossa, e così facendo si sarebbero esposti a livelli di radiazioni tali da causare una sindrome acuta da radiazioni (da qui in poi ARS, cioè Acute Radiation Syndrome) con conseguente morte quasi certa nel giro di qualche settimana o mese [3].
Cominciamo con il dire che per l’ARS non bastano livelli di radiazioni un po’ superiori alla norma, secondo il CDC, serve una dose superiore a 700,000 μSv [4] assorbita in tempi brevi.
Che i soldati russi avessero potuto accumulare dosi simili, o superiori, è sembrato improbabile fin dall’inizio, ma gli articoli di stampa che ne hanno parlato si sono ben guardati dal citare un singolo numero, quindi per chi leggeva il problema non si è posto.
Lo scorso 28 aprile, il direttore generale dell’IAEA ha tenuto una conferenza stampa per rendere noto che, dopo tante parole in libertà, qualcuno è effettivamente andato a misurare i livelli di radiazioni dentro quelle trincee e il risultato è stato che passare un anno lì dentro comporterebbe una dose di 6,500 μSv [5], quindi per arrivare ad accumulare 700,000 μSv i soldati russi avrebbero dovuto starsene in quelle trincee per 107 anni, giorno e notte. Così facendo sarebbero certamente morti, ma non per le radiazioni.
Incidentalmente 6.5 mSv/anno corrispondono ad un rateo di dose medio di 0.74 μSv/h, ovvero meno di quello che si prende in diverse zone delle grotte di Orvieto.
Tutto questo per dire che, come al solito parlando di radiazioni, quando ci si imbatte in articoli in cui non ci sono dati, numeri, fonti e termini di paragone, è quasi certo che si tratti tentativi malriusciti di sceneggiature per fiction più che di informazione, quindi meglio aspettare che saltino fuori fonti serie e nel frattempo dedicarsi ad altro.
NOTE E RIFERIMENTI
(*) I valori si riferiscono alla sola radiazione gamma e non tengono quindi conto del contributo del Radon, che in certi ambienti chiusi e non ventilati può essere significativo, ma in ogni caso una permanenza di minuti o ore non comporta dosi accumulate pericolose.
[1] https://www.unscear.org/unscear/uploads/documents/publications/UNSCEAR_2000_Annex-B.pdf (pagina 121)
[3] Qualche esempio:
[4] https://www.cdc.gov/nceh/radiation/emergencies/arsphysicianfactsheet.htm
[5]
Ho lavorato nella misurazione della radioattività naturale anni fa, e ho misurato la zona del viterbese. Anche l’Alto lazio ha valori di fondo molto alto, in alcune zone anche molto più di Orvieto.
Grazie del commento. Se ti ricordi il nome di qualche località in particolare ci vado di corsa.