di Emanuele Parrinello
Sabato 7 e domenica 8 giugno, nella tranquilla cornice del laghetto Niguarda del Parco Nord di Milano, si è svolta la quinta edizione del KlimatFest. Un fine settimana di incontri, scambi, idee attorno ai temi dell’ecologia e della transizione energetica, nella convinzione che il dibattito riguardo al cambiamento climatico debba svolgersi a contatto con le persone, piuttosto che limitarsi ai post su Instagram.
Anche quest’anno abbiamo scelto di esserci. Non per fare proselitismo, ma per presidiare un angolo di dibattito troppo spesso lasciato a semplificazioni e slogan.
Al nostro gazebo si sono alternati, in ordine alfabetico, Massimiliano Chiesa, Tommaso Marcuzzo, Davide Orecchia, Emanuele Parrinello e Marco Pomodoro.

“Ma le scorie dove le mettiamo?”
Questa è una delle domande più frequentemente poste dei passanti. Seguita da: “E se scoppia?”, “Ma la fusione?”, “Chi lo paga il nucleare?”
Domande serie, poste con onestà. Che meritano risposte tecniche, sì, ma soprattutto pazienza.
Al nostro stand, abbiamo cercato di farlo con semplicità e competenza. I materiali divulgativi – come l’iconico cartello “Le banane sono radioattive” – hanno attirato l’attenzione degli avventori del parco.
Ha incuriosito parecchio anche il contatore Geiger autocostruito da Massimiliano Chiesa: accanto a un modello commerciale, ha permesso di mostrare in modo semplice e tangibile cosa significa rilevare una radiazione ionizzante nel mondo reale, lontano dai miti cinematografici e dalle paure irrazionali.
Confronti (a volte) possibili
Come ogni anno, non sono mancati gli scambi accesi. Persistono convinzioni granitiche, come la possibilità di un 100% rinnovabili, accompagnate da un richiamo vago alla decrescita felice, spesso senza una reale consapevolezza di cosa ciò implichi in termini pratici e sociali.
Eppure, anche in mezzo a queste rigidità, c’è stato spazio per qualcosa di diverso. Il dialogo con alcuni membri di Greenpeace e Solarpunk è stato civile e utile. Così come l’incontro con comitati quali “La Goccia” e “Insieme per il Parco Fluviale del Seveso”, “Statale a Impatto Zero”, attivi sul tema della rigenerazione urbana e ambientale. Un ricercatore attivo nel campo della fusione nucleare si è fermato a scambiare qualche parola con noi, confermando una convinzione che spesso proviamo a spiegare: pur promettente, la fusione resta oggi un terreno troppo incerto per offrire soluzioni concrete ai problemi energetici attuali.

Non basta esserci. Bisogna parlare.
La cosa più sorprendente resta questa: in un contesto in cui tutti dicono di voler “fare rete”, la nostra presenza continua a essere percepita da alcuni come una provocazione, come se parlare di nucleare fosse già una presa di posizione aggressiva.
Ma forse è proprio questo il motivo per cui ha senso continuare. La nostra posizione rimane la seguente: <<Non siamo qui per avere ragione. Siamo qui per farvi venire qualche dubbio.>>
Anche sul palco: un dibattito sulla transizione
Oltre alla presenza al gazebo, abbiamo partecipato al dibattito “Transizione energetica – innovazione e start-up”, portando la nostra esperienza e prospettiva su un tema spesso trattato in modo troppo teorico, nonostante il mondo delle start-up nucleari sia oggi uno dei più vivaci e dinamici nel panorama dell’innovazione energetica.
L’incontro è stato un’occasione per ribadire che ogni trasformazione energetica credibile dovrà misurarsi con i vincoli fisici, tecnici ed economici del mondo reale.

E adesso?
Ce ne torniamo a casa con domande nuove, contatti da coltivare e la sensazione, ancora una volta, che servano meno certezze e più curiosità.
Perché la transizione energetica non si farà a colpi di “no” urlati in coro, ma discutendo con chi la pensa diversamente, davanti a una mappa del fabbisogno elettrico o materiale fattuale e quantitativo.
Grazie a chi è passato, a chi ha chiesto, a chi ha criticato. E a tutti i soci che, con passione e presenza, rendono possibile ogni volta tutto questo.
