Cosa pensano gli italiani dell’energia nucleare? Il nuovo sondaggio SWG

di Andrea Alberto Bellin e Vladimiro Zacchigna

Per l’edizione tecnico scientifica dell’iWeek l’istituto di ricerca SWG ha prodotto un nuovo sondaggio (disponibile integralmente qui) sulla percezione dei cittadini italiani in merito alla tematica dell’energia nucleare. Commentiamo di seguito i risultati che riteniamo più rilevanti ed interessanti.
L’indagine è stata sottoposta ad un campione rappresentativo della popolazione italiana composto da 800 intervistati ed i dati ottenuti sono stati ponderati secondo i parametri di genere, età, macroarea geografica e partito votato alle ultime elezioni.
Il margine di errore delle stime è pari a: +/- 3.5 Punti Percentuali.

Prima di addentrarsi nell’analisi dei risultati ci sembra necessario sottolineare che in molte delle domande poste agli intervistati viene utilizzata la dicitura “nuovo nucleare”, una terminologia che in assenza di ulteriori specificazioni può influenzare le risposte, soprattutto se si fa riferimento a persone poco informate sull’argomento. Questa perifrasi ed altre simili (“nucleare sostenibile”, “moderno nucleare”, “nuovo nucleare”) sono diventate molto comuni nel recente dibattito pubblico e politico italiano (per esempio con le parole dell’attuale Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin), la volontà sembra essere quella di aggirare la diffidenza per il “vecchio” nucleare ancora presente in una parte del pubblico, in particolare nei meno giovani. Questa strategia rischia però di sminuire la generazione nucleare III+ attualmente commerciale e diffusa oltre che, come già detto, influenzare le risposte dei meno esperti.

Passando ai risultati del sondaggio è interessante il fatto che questo non si limita a misurare solamente l’atteggiamento nei confronti del nucleare, ma analizza anche la percezione dell’informazione sull’argomento.

Si rileva che la maggior parte degli italiani (2 su 3) si sente poco informata sul nucleare e vorrebbe una maggiore informazione a riguardo (3 su 4).

Come evidenziato dai ricercatori nel report del sondaggio, la crescita del dibattito sul nucleare in Italia ha portato una maggiore presa di coscienza e consapevolezza della complessità della situazione ed una minor propensione a dare valutazioni improvvisate ed emotive. Una conseguenza, quasi paradossale, è stata la riduzione della quota di soggetti che si ritengono informati correttamente sui nuovi modelli di reattore.

Si rileva inoltre che attualmente solamente una minoranza (18%) ritiene definitivi i risultati dei due referendum passati.

Per quanto riguarda le diverse tecnologie e generazioni non si rilevano differenze sostanziali oltre al livello di conoscenza (come si può vedere sopra).

È però particolare il dato rilevato sui micro reactor: solo il 12% degli intervistati dichiara di essere a conoscenza di questa tecnologia ma al contempo il 50% ha un’opinione su alcuni temi specifici come sicurezza, emissioni e disponibilità.

Una delle domande più interessanti è senza dubbio quella su un possibile referendum.

Le risposte confermano quanto rilevato da precedenti sondaggi negli ultimi 2-3 anni:
c’è sostanzialmente un 20-30% solidamente contrario ed un analogo 20-30% solidamente favorevole.
In mezzo un 20% di indecisi e un 20% leggermente favorevole persuadibile da “nuove” tecnologie “più sicure” o da alternative troppo costose.

Fonte: https://nucleareeragione.org/2021/07/05/sondaggio-swg-oltre-un-italiano-su-due-possibilista-sui-nuovi-reattori-nucleari/

Fonte: https://sondaggibidimedia.com/sondaggio-bidimedia-ottobre-nucleare/

Fonte: https://x.com/you_trend/status/1744669380875628851

Infatti, oltre alla riapertura della discussione pubblica ed alla maggiore informazione, un ruolo importante l’ha sicuramente giocato la recente crisi energetica vissuta in Europa.

Fonte: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/guerra-ucraina-cosa-pensano-gli-italiani-34462

Prima di traslare questi risultati al “mondo reale” è però importante prendere in considerazione che su argomenti così polarizzanti non tutti i voti “contano uguale”: le persone contrarie anche se meno numerose possono essere molto più rumorose, mentre una maggioranza favorevole può non essere così determinata da cercare lo scontro su di un singolo punto. In un clima politico in cui la posizione sul singolo tema è molto più importante per chi è contrario rispetto a chi è favorevole questi aspetti si legano fortemente ai comportamenti sociali che riguardano il voto. Sostanzialmente chi è contrario può togliere il supporto ad un partito o ad un esponente solamente per questa singola posizione, mentre chi è favorevole non è detto che applichi un peso così rilevante rispetto all’insieme di tante altre tematiche.

L’indagine rileva degli aspetti interessanti, in particolare per quelle che sono le posizioni meno estreme.
Infatti si evidenzia come molti contrari (probabilmente quelli meno sicuri) siano convincibili da alcuni potenziali vantaggi, che vanno da aspetti prettamente economici ad aspetti più ambientali come il potenziale riciclo di rifiuti radioattivi ed il minor consumo di suolo (tema molto sentito dalle comunità locali per quanto riguarda altre fonti come eolico e solare).

Al contempo si rileva anche che la % di favorevoli è molto suscettibile al cosiddetto effetto NIMBY (Not In My Back Yard), ossia dalla distanza di questi impianti rispetto alla propria abitazione.

Infine, per quanto riguarda i rifiuti radioattivi, la maggioranza degli italiani ha una scarsa conoscenza della situazione attuale e crede nella sicurezza delle tecnologie di stoccaggio. Tuttavia anche in questo caso è molto forte l’effetto NIMBY: il 66% rimane preoccupato da qualsiasi deposito nell’arco di 100km (definitivo o temporaneo).

Alla luce di questi risultati ci risulta ancora più evidente la necessità di associazioni come la nostra nel panorama informativo italiano, per divulgare al meglio tematiche riguardanti l’energia nucleare con il supporto di esperti del settore.

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