Cosa pensano gli italiani dell’energia nucleare?

I nuovi sondaggi SWG, l’Eurobarometro ed il sondaggio di IPSOS con Legambiente.
— Ultimo aggiornamento: 13/07/2025 —

[tempo di lettura: 10-20 minuti, contenuto: facile, rivolto a tutti]

di Andrea Alberto Bellin e Vladimiro Zacchigna

Per l’edizione tecnico scientifica dell’iWeek tenutasi il 15 aprile 2024 l’istituto di ricerca SWG ha prodotto un nuovo sondaggio (disponibile integralmente qui) sulla percezione dei cittadini italiani in merito alla tematica dell’energia nucleare. Commentiamo di seguito i risultati che riteniamo più rilevanti ed interessanti.
L’indagine è stata sottoposta ad un campione rappresentativo della popolazione italiana composto da 800 intervistati ed i dati ottenuti sono stati ponderati secondo i parametri di genere, età, macroarea geografica e partito votato alle ultime elezioni.
Il margine di errore delle stime è pari a: +/- 3.5 Punti Percentuali.

Prima di addentrarsi nell’analisi dei risultati ci sembra necessario sottolineare che in molte delle domande poste agli intervistati viene utilizzata la dicitura “nuovo nucleare”, una terminologia che in assenza di ulteriori specificazioni può influenzare le risposte, soprattutto se si fa riferimento a persone poco informate sull’argomento. Questa perifrasi ed altre simili (“nucleare sostenibile”, “moderno nucleare”, “nuovo nucleare”) sono diventate molto comuni nel recente dibattito pubblico e politico italiano (per esempio con le parole dell’attuale Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin), la volontà sembra essere quella di aggirare la diffidenza per il “vecchio” nucleare ancora presente in una parte del pubblico, in particolare nei meno giovani. Questa strategia rischia però di sminuire la generazione nucleare III+ attualmente commerciale e diffusa oltre che, come già detto, influenzare le risposte dei meno esperti.

Passando ai risultati del sondaggio è interessante il fatto che questo non si limita a misurare solamente l’atteggiamento nei confronti del nucleare, ma analizza anche la percezione dell’informazione sull’argomento.
Si rileva che la maggior parte degli italiani (2 su 3) si sente poco informata sul nucleare e vorrebbe una maggiore informazione a riguardo (3 su 4).

Come evidenziato dai ricercatori nel report del sondaggio, la crescita del dibattito sul nucleare in Italia ha portato una maggiore presa di coscienza e consapevolezza della complessità della situazione ed una minor propensione a dare valutazioni improvvisate ed emotive. Una conseguenza, quasi paradossale, è stata la riduzione della quota di soggetti che si ritengono informati correttamente sui nuovi modelli di reattore.

Si rileva inoltre che attualmente solamente una minoranza (18%) ritiene definitivi i risultati dei due referendum passati.

Per quanto riguarda le diverse tecnologie e generazioni non si rilevano differenze sostanziali oltre al livello di conoscenza (come si può vedere sopra).

È però interessante il fatto che per ogni tecnologia il 40-50 % degli intervistati abbia un’opinione su alcuni temi specifici come sicurezza, emissioni e disponibilità nonostante solamente una minoranza (10-20 %) dichiari di “essere a conoscenza” delle singole tecnologie.

Una delle domande più interessanti è senza dubbio quella su un possibile referendum.

Le risposte confermano quanto rilevato da precedenti sondaggi negli ultimi 2-3 anni:
c’è sostanzialmente un 20-30% solidamente contrario ed un analogo 20-30% solidamente favorevole.
In mezzo un 20% di indecisi ed un 20% leggermente favorevole persuadibile da “nuove” tecnologie “più sicure” e/o dall’ottenimento di un risparmio economico.

https://www.swg.it/pa/attachment/652e4e557b348/Radar_9%20-%2015%20ottobre%202023.pdf

Si confermano inoltre le consolidate caratteristiche socio-demografiche rilevanti per la risposta: i giovani ed i maschi sono i sottogruppi mediamente più favorevoli. È interessante osservare anche che ciò che distingue le opinioni delle diverse generazioni non sia tanto la percentuale degli indecisi, che si mantiene pressoché costante, ma le quote nelle due posizioni più decise ed opposte.

Fonte: https://nucleareeragione.org/2021/07/05/sondaggio-swg-oltre-un-italiano-su-due-possibilista-sui-nuovi-reattori-nucleari/

Fonte: https://sondaggibidimedia.com/sondaggio-bidimedia-ottobre-nucleare/

Fonte: https://x.com/you_trend/status/1744669380875628851

Su questi risultati, oltre alla riapertura della discussione pubblica ed alla maggiore informazione, un ruolo importante l’ha sicuramente giocato la recente crisi energetica vissuta in Europa.

Fonte: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/guerra-ucraina-cosa-pensano-gli-italiani-34462

Prima di traslare questi risultati al “mondo reale” è però importante prendere in considerazione che su argomenti così polarizzanti non tutti i voti “contano uguale”: le persone contrarie anche se meno numerose possono essere molto più rumorose, mentre una maggioranza favorevole può non essere così determinata da cercare lo scontro su di un singolo punto. In un clima politico in cui la posizione sul singolo tema è molto più importante per chi è contrario rispetto a chi è favorevole questi aspetti si legano fortemente ai comportamenti sociali che riguardano il voto. Sostanzialmente chi è contrario può togliere il supporto ad un partito o ad un esponente solamente per questa singola posizione, mentre chi è favorevole non è detto che applichi un peso così rilevante rispetto all’insieme di tante altre tematiche.

L’indagine offre ulteriori dettagli su quali siano gli incentivi possibili per spostare la popolazione indecisa (il 40% citato in precedenza) verso una posizione più favorevole.
Si rileva infatti che molti contrari risultano essere convincibili da potenziali vantaggi che vanno da aspetti prettamente economici ad aspetti principalmente ambientali come il potenziale riciclo di rifiuti radioattivi ed il minor consumo di suolo, tema molto sentito dalle comunità locali per quanto riguarda altre fonti come eolico e solare.

Al contempo si rileva anche che la % di favorevoli è molto suscettibile al cosiddetto effetto NIMBY (Not In My Back Yard), ossia dalla distanza di questi impianti rispetto alla propria abitazione.

Infine, per quanto riguarda i rifiuti radioattivi, la maggioranza degli italiani ha una scarsa conoscenza della situazione attuale e crede nella sicurezza delle tecnologie di stoccaggio. Tuttavia anche in questo caso è molto forte l’effetto NIMBY: il 66% rimane preoccupato da qualsiasi deposito nell’arco di 100km (definitivo o temporaneo).

Alla luce di questi risultati ci risulta ancora più evidente la necessità di associazioni come la nostra nel panorama informativo italiano, per divulgare al meglio tematiche riguardanti l’energia nucleare con il supporto di esperti del settore.


AGGIORNAMENTI


SWG – NOVEMBRE 2024

Il 26 Novembre 2024 è stato pubblicato un aggiornamento del sondaggio SWG (disponibile integralmente qui).
Sono state fatte anche ulteriori domande che mettono in luce il forte interesse e la preoccupazione degli italiani nei confronti della competitività delle proprie aziende, in particolare quelle energivore.

È confermata la scarsa conoscenza della gestione dei rifiuti radioattivi e delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie di reattori proprio in merito all’utilizzo dei rifiuti come combustibile [qui un riassunto divulgativo e qui una pagina più completa in merito].

Si conferma anche la sovrastima dell’impatto ambientale dell’energia nucleare [rimandiamo sempre qui al nostro articolo di approfondimento sulle caratteristiche principali delle varie fonti energetiche].

Inoltre è evidenziata la scarsa conoscenza che hanno gli italiani della propria filiera nucleare, dalle università alle aziende del settore [per farsi un’idea dell’argomento: qui un esempio interessante sulla supply chain italiana per gli SMR, qui per un esempio pratico delle eccellenze italiane nel settore, per quanto riguarda le università invece si può visitare il sito del Consorzio inter-universitario per la ricerca tecnologica nucleare – CIRTEN].

Infine per quanto riguarda la domanda sul possibile referendum (rispetto al sondaggio di aprile 2024):

Voterei sicuramente a favore passa da 24% a 21% (−3 punti)
Credo che voterei a favore rimane invariato a 27%
Non andrei a votare (7% nella prima rilevazione) non è prevista nell’ultima rilevazione
Non saprei cosa votare sale da 16% a 28% (+12 punti, +5 se togliamo i 7 punti della vecchia opzione “non andrei a votare”)
Credo che voterei contro sale da 10% a 12% (+2 punti)
Sicuramente voterei contro scende da 16% a 12% (−4 punti)

In sintesi gli scostamenti sono minimi ed al limite della significatività statistica, sembra crescere l’indecisione anche se, come detto, le variazioni sono sostanzialmente all’interno del margine d’errore.


EUROBAROMETRO – FEBBRAIO 2025

A febbraio 2025 è stato pubblicato anche l’aggiornamento dell’Eurobarometro (una serie di rilevazioni fatte dall’Unione Europea in tutti gli stati membri) dedicato all’attitudine dei cittadini europei verso la scienza e la tecnologia.

Nota: Il campione nel caso italiano è formato da 1029 intervistati tuttavia c’è un tasso di risposta basso (<30%) che potrebbe portare ad un problema noto come participation bias.

La domanda specifica nel sondaggio mira a conoscere le aspettative sugli impatti che determinate tecnologie avranno nei prossimi vent’anni. In particolare, vengono prese in considerazione: energie rinnovabili, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, miglioramento cognitivo e cerebrale, vaccini e lotta contro le malattie infettive, biotecnologia ed ingegneria genetica, esplorazione spaziale, nanotecnologia, energia nucleare per la produzione di energia ed intelligenza artificiale.

Per quanto riguarda l’uso dell’energia nucleare per la produzione di energia, a livello aggregato nell’UE 27 il 56% degli intervistati ritiene che avrà un effetto positivo, sommando il 15% di “molto positivo” ed il 41% di “abbastanza positivo”, mentre il 35% esprime invece un giudizio negativo, sommando il 13% di “molto negativo” ed il 22% di “abbastanza negativo”.
Fra le varie tecnologie in esame il nucleare è quella con i risultati peggiori, al pari dell’intelligenza artificiale. 

Per quanto riguarda l’Italia, il 52% è positivo (13% di “molto positivo” e 39% di “abbastanza positivo”) mentre il 41% esprime invece un giudizio negativo (16% di “molto negativo” e 25% di “abbastanza negativo”).
I risultati non si discostano di molto dal sondaggio SWG in merito al voto ad un possibile referendum per quanto riguarda i “positivi”, mentre i “negativi” divergono significativamente (41% contro il 24% che voterebbe no al nucleare nel sondaggio SWG) ma ancora di più divergono le opinioni indecise, che nel caso del referendum sono 28% mentre l’eurobarometro rileva solamente un 5% di “non so” ed un 2% di “nessun effetto” (questo in particolare potrebbe essere un effetto del participation bias).

Per quanto riguarda il confronto con i risultati del 2021, a livello aggregato nell’UE 27 si riscontra un significativo  aumento delle opinioni positive (+10 punti) e diminuzione di quelle negative (-11 punti) che riporta le risposte in linea con quelle dell’indagine del 2005 (prima dell’incidente di Fukushima Daiichi) (qui i risultati del report del 2021 che confronta con quelli del 2005).
Per l’Italia, invece, sembra esserci uno marcato spostamento da effetto “molto positivo” a “abbastanza positivo” (rispettivamente -9 e +7 punti) ma in aggregato le risposte positive e negative non sembrano essere cambiate significativamente.
Questo appare in contrasto con i risultati della nostra indagine del 2021 commissionata a SWG sopra citati (qui il dettaglio). Tuttavia bisogna rimarcare che quell’indagine aveva come possibili opzioni solamente “sì” oppure “no” (come risposte ad un possibile nuovo referendum) e che quindi le differenze da quei risultati (rispettivamente 33% e 67%) possano essere dovute all’assenza di opzioni meno decise e più caute che, invece, sono presenti sia nell’Eurobarometro che nelle indagini SWG più recenti e che possono cambiare considerevolmente i risultati, in particolare in un periodo in cui la tematica dell’energia nucleare non era ancora tornata presente nel dibattito pubblico.


IPSOS E LEGAMBIENTE – NOVEMBRE 2024

Di recente sono stati rilanciati anche i risultati di un sondaggio di IPSOS commissionato da Legambiente (nota associazione anti nucleare) e presentato alla XVII edizione del Forum “QualEnergia?” (organizzato sempre da Legambiente ed altre 2 note associazioni anti nucleari).
L’indagine di novembre 2024 è disponibile interamente qui, aggiorna una precedente di luglio 2024 ed è generalmente rilanciata come “l’81% del campione non vuole un ritorno al nucleare”, risultato che sarebbe completamente in contraddizione con tutti gli altri sondaggi sopra citati.
Questo risultato così divergente è – a nostro avviso – problematico non tanto perché il sondaggio è sponsorizzato e rilanciato da associazioni con un “conflitto di interessi” – che comunque è giusto segnalare – ma soprattutto per com’è posta la domanda nel sondaggio.
Come si può vedere di seguito, non solo questo “81% di contrari” comprende anche il 38% che hanno risposto “Se ci fosse una tecnologia più sicura di quella attuale, sarebbe opportuno studiarla” che è quantomeno da considerare come opinione “parzialmente positiva” ma soprattutto il problema sorge quando si analizzano le opzioni di risposta.
Infatti, la struttura delle opzioni non è standard, come è sempre consigliabile, ossia con circa 5 opzioni il più possibilmente equidistanti e simmetriche in modo da formare un gradiente di preferenza il più completo possibile (ad esempio: “molto”, “abbastanza”, “poco”, “per niente”, “non so” che è una scala discendente di accordo oppure “molto favorevole”, “poco favorevole”, “incerto”, “sfavorevole”, “molto sfavorevole” che prende le posizioni speculari) se non utilizzando direttamente un sistema a punti su un scala congrua, ad esempio da 1 a 10 (ma può essere anche a 5, 7, 100 punti in base alla cultura e le abitudini della popolazione di interesse) [queste sono informazioni basilari di un qualsiasi corso universitario che tratti le indagini statistiche, per un riferimento bibliografico si può prendere, ad esempio, il capitolo 2 del manuale istat sulle tecniche di indagini].
Nel sondaggio in questione tutte le risposte sono eccessivamente complesse e tendono ad indurre la risposta ponendo ripetutamente l’attenzione sui problemi del nucleare invece che dare opzioni semplici, chiare e scevre da pregiudizi. Viene considerata un’unica opzione positiva su 4 (manca anche una risposta chiaramente “indecisa” oppure “non so”) con in aggiunta un’opzione che, come detto in precedenza, si potrebbe considerare “parzialmente positiva” anche se la formulazione rimane tendenziosa dato che utilizza la parola “studiarla” invece che, ad esempio, “implementarla” oppure “utilizzarla”, ed infine vi sono 2 opzioni entrambe negative che dettagliando esplicitamente alcuni problemi influenzando la risposta [anche questo è un bias noto nelle indagini statistiche, per un ulteriore riferimento bibliografico si veda anche Sampling Design and Analysis di Sharon L].
Analizzando i risultati tenendo conto delle opzioni fornite si può provare a fare un paragone con il sondaggio swg sopra citato:

– il 19% rilevato “positivo” è paragonabile al 21% “voterei sicuramente a favore” nel sondaggio SWG
– il 38% “possibilista” per le nuove tecnologie è paragonabile al 27% “credo che voterei a favore” includendo anche una quota del 28% “non saprei cosa votare” nel sondaggio SWG
– il 43% (26 + 17) delle due risposte più negative è paragonabile al 24% (12 + 12) del “voterei sicuramente contro” e “voterei probabilmente contro” includendo anche una quota del 28% “non saprei cosa votare” nel sondaggio SWG.

In conclusione, analizzando complessivamente i vari sondaggi e tenendo conto delle criticità dell’ultimo citato, riteniamo più che corretto contrastare affermazioni come “l’81% degli italiani non vuole un ritorno al nucleare”. Siamo altresì consapevoli che rimane ancora molto lavoro da fare sul fronte della divulgazione e dell’informazione, e che guadagnare il consenso e la fiducia di gran parte degli italiani rimane una sfida considerevole.


SWG – MAGGIO 2025

Dall’osservatorio settimanale di SWG “Radar” all’interno del sondaggio per il periodo 19–25 maggio 2025 sono presenti alcuni quesiti che trattano anche la tematica dell’opinione degli italiani sull’energia nucleare.
Il sondaggio è stato promosso da Fondazione Lottomatica, e con un campione di 800 persone è rappresentativo della popolazione maggiorenne ed intervistato con metodologia CAWI (un’indagine online in cui i partecipanti compilano autonomamente il questionario).
Vi sono in particolare un quesito dedicato alle riflessioni dovute alla vicenda del blackout in Spagna ed un altro specifico sull’energia nucleare.
NOTA: segnaliamo che anche in questi quesiti viene usata la locuzione “energia nucleare di nuova generazione” con tutte le ambiguità e le problematiche già discusse in precedenza.

Dal primo quesito si rileva che il 64% degli intervistati sarebbe disposto ad investire sull’energia nucleare “pensando al futuro, per evitare emergenze energetiche“.

SWG e Fondazione Lottomatica. Valori espressi in %. Date di esecuzione: 14 – 16 maggio 2025.
Metodo di rilevazione: sondaggio CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 800 soggetti maggiorenni.

Mentre il secondo quesito, che esamina direttamente le opinioni in merito agli “impianti nucleari di nuova generazione come possibile fonte di energia per garantire al Paese una riduzione delle emissioni e una maggiore autonomia energetica“, mostra che:

  • Il 57% degli intervistati ha una visione complessivamente positiva verso l’utilizzo del nucleare:
    • il 25% lo considera una scelta utile e strategicamente importante da affiancare alle fonti rinnovabili;
    • il 32% ritiene invece sia una strada concreta ma da intraprendere con cautela e forte attenzione alla sicurezza.
  • D’altra parte, il 43% manifesta contrarietà:
    • il 22% pensa che sia “l’ultima spiaggia”, da prendere in considerazione solo dopo aver sfruttato al massimo le energie rinnovabili;
    • il 21% giudica il nucleare un errore che non dovrebbe entrare nella strategia energetica italiana.
SWG e Fondazione Lottomatica. Valori espressi in %. Date di esecuzione: 14 – 16 maggio 2025.
Metodo di rilevazione: sondaggio CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 800 soggetti maggiorenni.

Questi risultati confermano un andamento già rilevato da sondaggi precedenti degli ultimi anni e più volte ribadito in questo articolo che divide la popolazione in 4 gruppi più o meno del 20-30%: uno solidamente favorevole, uno solidamente contrario, uno cautamente favorevole ed uno potenzialmente persuadibile o altresì non contrario ma scettico.
Si ribadisce, inoltre, che la quota di solidamente favorevoli è leggermente più sostanziosa dei solidamente contrari.
Infine, è interessante il 22% che si dichiara favorevole al nucleare ma esclusivamente come seconda opzione, dopo aver dato priorità alle fonti rinnovabili. Possiamo presumere che in questa quota vi siano ancora delle preoccupazioni dovute alla sicurezza della tecnologia e/o ad altre tematiche più diffuse recentemente come quella dei costi e dei tempi, infatti possiamo riscontrare delle similitudini con i sondaggi precedentemente discussi che trattavano l’impatto del fenomeno NIMBY o che trattavano la quota di persone convincibili da potenziali vantaggi economici ed ambientali.

Una opinione su "Cosa pensano gli italiani dell’energia nucleare?"

  1. Si si tutti favorevoli al nucleare, poi se gliela fai nella loro regione, non la vogliono, le scorie? Vanno stoccate dove? È ma non le vogliono, magari quando fate i sondaggi fatelo più chiari, più mirati.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.