Audizione alla Camera dei Deputati: video dell’intervento e documento consegnato alle commissioni

Lo scorso 9 aprile il presidente del Comitato Nucleare e Ragione, il dott. Pierluigi Totaro, ha partecipato alle audizioni promosse dalle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Riportiamo qui il video integrale dell’intervento, nonché il testo del documento consegnato alle Commissioni e depositato agli atti.


INDAGINE CONOSCITIVA

sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione

Contributo del
COMITATO NUCLEARE E RAGIONE

Onorevoli deputati,

è per me un onore prendere la parola in rappresentanza di tutto il Comitato Nucleare e Ragione, una realtà associativa che da più di dieci anni si impegna nel promuovere una corretta informazione sulle problematiche energetiche, in particolare sul ruolo che le tecnologie nucleari possono rivestire in questo contesto. Fanno parte del Comitato più di duecento persone, tra docenti universitari, ricercatori, studenti, insegnanti, tecnici e professionisti, che a titolo gratuito e mossi da passione e impegno civico, mettono a disposizione le proprie competenze per diffondere la cultura scientifica nel nostro Paese.

Vorrei offrire in questa occasione il punto di vista maturato dalla nostra associazione, toccando con mano le preoccupazioni dei cittadini, ed evidenziare quanto una divulgazione capillare e paziente possa contribuire concretamente alla costruzione di una cittadinanza più consapevole e propensa ad abbandonare i propri pregiudizi e ad abbracciare le innovazioni tecnologiche.

L’Italia, purtroppo, paga il peso di anni di disinformazione e di narrazioni lontane dalla realtà, spesso alimentate ad arte. La rivalutazione dell’opzione nucleare per il nostro Paese rappresenta da questo punto di vista una sfida tecnologica ed economica che richiede, quale presupposto imprescindibile, un vero e proprio cambio di paradigma culturale.
È fondamentale che le istituzioni si facciano promotrici di questo cambiamento, innanzitutto riconoscendo le evidenze scientifiche a supporto di questa tecnologia, e promuovendo a tutti i livelli le opportune iniziative finalizzate a diffondere tali evidenze.
Di fronte agli obiettivi da raggiungere entro il 2050 per la transizione energetica, che andranno inevitabilmente a impattare sulla vita di tutti i cittadini, le campagne di informazione e la costruzione di una cultura della responsabilità rappresentano un tassello fondamentale e spesso purtroppo sottovalutato. Questo vale per tutte le azioni che il nostro Paese dovrà mettere in atto nei prossimi decenni, a prescindere dall’eventuale introduzione, o meno, dell’energia nucleare nel futuro mix energetico.

Alla luce di queste considerazioni, emerge chiara la necessità di una comunicazione alla cittadinanza che sia chiara e trasparente e che distingua tra fatti ed opinioni.
L’attuale gestione dell’iter di localizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi rappresenta purtroppo, da questo punto di vista, un evidente fallimento. L’opera è inequivocabilmente necessaria, fattualmente sicura, già adottata senza alcun problema dalla stragrande maggioranza dei paesi Europei, oltre che richiesta dalle normative comunitarie, rispetto alle quali l’Italia è già in condizioni di infrazione. La sua realizzazione dovrebbe pertanto ricevere il supporto unanime e incondizionato di tutte le forze politiche, sia a livello nazionale sia a livello locale, con l’auspicabile impegno bipartisan a non alimentare le pulsioni “nimby” delle popolazioni, bensì ad arginarle. Sta accadendo esattamente il contrario: la fiducia dei cittadini, invece di essere alimentata tramite informazioni corrette e oggettive, viene costantemente minata dalla diffusione di messaggi contraddittori e poco rassicuranti. L’evidente conflitto tra istituzioni e amministrazioni locali non fa che accrescere le incertezze e le resistenze.

Va rimarcato con chiarezza: la realizzazione del Deposito Nazionale rappresenta il primo banco di prova del summenzionato cambiamento di paradigma culturale che il nostro Paese deve mettere in atto.

Riguardo all’energia nucleare e al suo ruolo nel processo di transizione energetica i fatti – non le opinioni – parlano chiaro: il consenso della comunità internazionale sulle potenzialità del nucleare nelle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, sulla sua sostenibilità ambientale, sulla sua sicurezza, sulla capacità di stabilizzare la rete e di ridurre i costi di sistema e i prezzi in bolletta, è solido e convalidato dai principali organismi tecnico-scientifici (IAEA, UNECE, IEA, JRC, IPCC) che a vario titolo ne hanno analizzato le caratteristiche, elaborando scenari e proiezioni.
Quanto appena espresso – sia chiaro – è vero anche per ciò che riguarda le tecnologie già oggi disponibili e implementabili. I reattori modulari, gli impianti di quarta generazione, la fusione, potranno certamente ampliare nel medio e nel lungo termine lo spettro di soluzioni, moltiplicare le opportunità di investimenti, ottimizzare il consumo di combustibile e ridurre il volume dei rifiuti. Tuttavia, dal punto di vista della sicurezza e della sostenibilità ambientale gli impianti a fissione di terza generazione avanzata, che rappresentano gran parte dei 60 reattori attualmente in costruzione nel Mondo, non fanno eccezione, rientrano a pieno titolo nella Tassonomia Europea ed hanno tutti i requisiti per poter essere adottati anche nel nostro Paese.

Il legislatore e tutte le forze politiche hanno il dovere – per il ruolo che ricoprono – di prendere atto con responsabilità di queste verità fattuali, a prescindere dal proprio sostegno o meno alla reintroduzione dell’energia nucleare in Italia. Siano le analisi costi-benefici – e non i pregiudizi e gli stereotipi – a determinare quale possa essere il giusto mix energetico per il nostro Paese e se, e in quale misura, il nucleare possa farne parte.
Soprattutto, si eviti la narrazione, purtroppo molto radicata, che vede contrapporre il nucleare alle fonti rinnovabili. In un contesto in cui ancora l’80% del fabbisogno energetico nazionale dipende dai combustibili fossili, nucleare e rinnovabili possono sinergicamente contribuire all’abbattimento di questa dipendenza, e portarci più rapidamente al raggiungimento degli obiettivi net-zero entro il 2050.

L’auspicio del Comitato Nucleare e Ragione è che le istituzioni si facciano carico di questa sfida. Come cittadini e come comunità di scienziati, ricercatori, studenti, divulgatori siamo pronti a fare la nostra parte.

Roma, 9/4/2024

Pierluigi Totaro
Presidente del Comitato Nucleare e Ragione

Una opinione su "Audizione alla Camera dei Deputati: video dell’intervento e documento consegnato alle commissioni"

  1. Mi viene da piangere. Davvero, non sono ironico.

    Pierluigi ha ricevuto 3 domande (due molto simili e le raggruppo):

    1) (la seconda delle tre) è il solito elenco di fesserie e luoghi comuni:

    Luoghi comuni:

    il nucleare ci fa dipendere da altro“: a parte che dipenderemmo da Canada e Australia (che, a nano, mi sembrano due nazioni democratiche e forse lo sono anche più di noi, ma vabbè…) e poi anche uno scemo sa che il costo della materia prima (uranio) incide pochissimo nel costo finale di un MWh di energia prodotta, per cui, se dovesse raddoppiare il costo dell’uranio, in Francia (dove fanno il 70-80% dell’energia elettrica con il nucleare) manco ce ne accorgerebbero…

    si sta lavorando alla fusione“: chi glielo spiega che il primo MWh di energia elettrica da fusione lo avremo quando lei sarà morta e sepolta (e non è così anziana, anzi…).

    Fossi stato Dante avrei creato un girone dell’inferno per chi non vuole una tecnologia funzionale ed esistente perchè preferisce aspettare l’arrivo di una che non esiste e non si sa quando arriverà.

    Ma scusa: mò usi la fissione e poi userai la fusione. Che poi, vabbè, le andrebbe spiegato che, molto probabilmente, potrebbe essere molto utile continuare ad avere reattori a fissione (i Candu) che ti generano trizio come rifiuto, trizio che usi come “combustibile” per quelli a fusione. Oddio, magari, capra com’è pensa che il trizio cresca sugli alberi…

    Fesserie:

    in italia non abbiamo l’uranio, quindi è vero che da noi non incide ma va ad incidere altrove“: mettendo da parte il fatto che la tizia non è in grado di formulare frasi di senso compiuto, ma vabbè, quello che voleva dire è: siccome in italia non abbiamo l’uranio (che poi è falso: lo abbiamo ma non lo estraiamo perchè non ci conviene, in quanto il costo di estrazione non è competitivo dal momento che in altre parti del mondo costa meno estrarlo…) viene estratto in altre nazioni e quindi l’inquinamento (perchè una miniera inquina) lo produrremmo da altre parti. Il bello è che Pierluigi lo ha mostrato anche nella slide: quando si mostra la CO2eq prodotto da ogni fonte di energia, si tiene conto di tutto, anche della CO2eq che generi estrando, processando, trasportando etc.. la risorsa. Quindi ha detto una cazzata

    il nostro paese è altamente sismico. Abbiamo visto cosa è successo in altre nazioni“: a parte che l’Italia non è così sismica e comuque, se io avessi una centrale nucleare dietro casa è il primo edificio dove vado a rifugiarmi in caso di terremoto forte, in quanto è l’edificio che crollerà per ultimo.

    In Giappone (perchè è lì che pensava la tizia) c’è stato un terremoto di magnitudo 9. NOVE! E la centrale è ancora in piedi. E’ successo quello che è successo per colpa del maremoto (13 metri di altezza) che ha allegato i generatori diesel che alimentavano le pompe per raffreddare il core del reattore. Se non ci fosse stato il maremoto non sarebbe successo nulla. Che poi, tecnicamente, non è successo nulla a causa del nucleare: i morti sono dovuto al terremoto e maremoto. Stop.

    in italia c’è tanto vento”: ma dove? DOVEEE?? Ma che min**ia dice?! Ma è fuori?

    2) (prima e terza domanda): “come mettiamo in atto l’operazione culturale che è necessario fare per istruire la gente sul nucleare”

    Quindi, vediamo se ho capito: il governo chiede ad un comitato i volontari, come insegnare alla gente che i media (soprattutto TV) ci riempiono di fesserie sul nucleare da 38 anni?

    Tecnicamente noi paghiamo il Governo affinchè faccia cose (quindi anche questo) e quindi sono basito dalla domanda.

    Se poi vuole un aiuto, un suggerimento glielo do: inizia a togliere dalla RAI tutti i dirigenti e i giornalisti che hanno fatto disinformazione in questi 38 anni e metti al posto loro gente veramente competente e poi andiamo avanti.

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