La notiziona bomba di questi giorni è che Google ha pubblicato un documento nel quale si evidenzia l’intento della società californiana di alimentare tutti i suoi data center con elettricità “100% carbon free“, includendo in questa definizione – come è giusto che sia – anche l’energia nucleare.
<<We define carbon-free energy as any type of electricity generation that does not directly emit carbon dioxide. This includes renewables like solar, wind, geothermal, hydropower, and biomass. Nuclear power is also carbon-free.>>
Il documento è estremamente interessante, poichè in esso si evidenzia un passo avanti nelle strategie energetiche del colosso informatico. Anzi, potremmo parlare di un vero e proprio cambio di paradigma. Google infatti non si accontenta più dell’obiettivo (già raggiunto) di acquistare ogni anno un quantitativo di energia elettrica rinnovabile (reale o dichiarata tramite il meccanismo delle certificazioni) pari al proprio consumo annuale. Questo risultato infatti costituisce un mero gioco di contabilità, che non dà le garanzie che in ogni ora di ogni giorno dell’anno, in tutti i data center l’energia consumata provenga realmente da fonti rinnovabili.
Come sappiamo gli impianti a energia rinnovabile, in particolare il solare, hanno andamenti di produzione che non si adattano alla tipica situazione di un data center, dove il consumo di elettricità è pressochè sempre identico, in ogni ora del giorno e della notte. Scambiare un surplus diurno di elettricità rinnovabile con uno stesso quantitativo notturno di energia prodotta tramite fonti fossili non evita che quell’energia da fonti fossili venga prodotta, e poi di fatto consumata nei data center.
Google dimostra questo fenomeno, chiaramente e coraggiosamente, confrontando per esempio l’origine giornaliera dell’elettricità acquistata per un data center in Cile con quella per un data center in Finlandia.

Energy at Google Data Centers:
Progress and Insights”, pag.6, fig. 3

Energy at Google Data Centers:
Progress and Insights”, pag.6, fig. 3

Energy at Google Data Centers:
Progress and Insights”, pag.10 fig. 6
<<For the foreseeable future, we anticipate having the most success with a geographically and technologically diverse portfolio that consists of different types of variable renewables (e.g. solar, wind), firm carbon-free sources (e.g. nuclear, geothermal, biomass), and next-generation solutions (e.g. low-cost energy storage, carbon capture and storage, and flexible electricity demand that is optimized to coincide with the availability of low-carbon energy sources).>>
Le conclusioni sono evidenti e decisive: il nucleare, per le sue caratteristiche di affidabilità e continuità di produzione, costituisce un ingrediente fondamentale per il mix di produzione elettrica a zero emissioni, soprattutto quando – come nel caso di Google – non ci si può adattare ai “capricci” del sole e del vento, ed è necessario disporre di elettricità pulita 24/7 (e non attraverso scambi contabili o pezzi di carta che diano un’etichetta verde agli elettroni).
Qui il post nel blog di Google: https://www.blog.google/outreach-initiatives/sustainability/internet-24×7-carbon-free-energy-should-be-too/
Qui il report: https://storage.googleapis.com/gweb-sustainability.appspot.com/pdf/24×7-carbon-free-energy-data-centers.pdf