[Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.
Lettera Enciclica Laudato Si’ del Santo Padre Francesco sulla Cura della Casa Comune]
Apprendiamo da fonti di stampa che il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, riunitosi a Genova dal 14 al 16 marzo, avrebbe anche affrontato “la tematica delle trivelle”, ovvero l’oggetto del referendum del 17 aprile prossimo.
I vescovi italiani – riporta il comunicato ufficiale della CEI – avrebbero concordato sulla opportunità che la questione venga dibattuta nelle comunità “al fine di favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco”.
Avendo noi di Nucleare e Ragione letto e meditato l’enciclica ed essendo il tempo a disposizione molto ristretto, umilmente ci permettiamo di suggerire alcuni spunti:
§93 Oggi, credenti e non credenti sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti. Per i credenti questo diventa una questione di fedeltà al Creatore, perché Dio ha creato il mondo per tutti. Di conseguenza, ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati.
Le comunità si soffermino sulle ricadute e le conseguenze delle proprie decisioni (o indecisioni) sul resto dell’umanità, con particolare riguardo alle ricadute ambientali e socio-politiche di una rinuncia alla produzione nazionale di idrocarburi in favore di una maggiore importazione da Paesi esteri, spesso poveri o teatro di conflitti proprio per le loro appetibili (da noi) risorse. Si ponga l’attenzione sul fatto che la sindrome NIMBY (non nel mio giardino) risulterebbe di difficile attuazione in questo contesto.
Le comunità si soffermino sulla necessità di spostare la prospettiva sull’argomento dal proprio baricentro individuale alla totalità umana. In un Mondo sempre più interconnesso, spostare altrove i problemi che non si desidera avere sotto casa non significa forse distogliere lo sguardo da quelli del nostro prossimo?
§67 È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a «coltivare e custodire» il giardino del mondo (cfr Gen 2,15).
Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future.
Forse non è un refuso il fatto che nel comunicato CEI ci si riferisca alla “coltivazione[1] di petrolio e metano”. In effetti lo sfruttamento sapiente e responsabile di tali risorse può essere a tutti gli effetti definito un “coltivarle”, per nulla in contrasto quindi con la “conservazione” del giardino, ovvero dell’ambiente. Le comunità si soffermino su questa azione di fiducia di Dio nei confronti dell’uomo, valorizzando le conoscenze tecniche di chi lavora nel campo dell’estrazione degli idrocarburi e vigilando, ciascuno nel proprio ambito, alla corretta attuazione delle regole di convivenza sociale e salvaguardia ambientale;
§183 La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione.
Si riconosca che diversi sono i talenti, ma uno solo è lo Spirito che li emana, per cui non tutte le questioni, specie quelle complesse come la politica energetica, possono essere discusse e indirizzate dal volere del singolo cittadino o della particolare comunità, ma si deve tener conto del parere e dell’esperienza tecnico scientifica e delle interconnessioni accennate nei punti precedenti, affinché il dibattito porti veramente frutti maturi.
Fiduciosi nei frutti che potranno scaturire da un dibattito similmente indirizzato, auspichiamo con rinnovata forza che sempre più cittadini si uniscano al nostro appello affinché il Governo convochi una Conferenza Nazionale sull’Energia, nella quale questa e più ampie e innumerevoli questioni possano trovare sostanziale, duratura e condivisa soluzione.
Note:
[1] Per coltivazione degli idrocarburi e più in generale in ambito minerario si intende la fase successiva all’esplorazione e ricerca in cui viene decisa la modalità più opportuna dal punto di vista tecnico-ambientale per lo sfruttamento del giacimento, prima della commercializzazione della risorsa.
Lascio parlare il professore Carlo Cerofolini.
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