Dai megaton ai megawatt

[come produrre energia elettrica eliminando 20000 testate nucleari]

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Le cronache estere delle ultime settimane, fonti di grave preoccupazione per la condizione degli abitanti dell’Ucraina, hanno riportato in auge lo spettro degli armamenti nucleari.
Ai morti reali, prezzo di aspri scontri, alle forti divisioni, frutto di politiche che qui non vogliamo descrivere né siamo in grado di giudicare in ogni loro aspetto, vediamo aggiungersi la paura che il precipitare della situazione comporti il riproporsi di contrapposizioni di forza che si pensava archiviate (forse) per sempre con la fine della cosiddetta Guerra Fredda.

Nel nostro piccolo, quasi ad esorcizzare tale pensiero terrificante, vorremmo qui  ricordare quanto bene si possa trarre dall’utilizzare le fonti energetiche come veicoli di pace. E tra tutte quella nucleare, in particolare.

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A dicembre 2013 è stato completato il programma noto con il nome popolare di “Megatons to Megawatts”. Alla base di tale programma vigeva il contratto di acquisto da parte degli Stati Uniti d’America di uranio a basso arricchimento [LEU – Low-Enriched Uranium] (concentrazione isotopo 235U < 20%) ottenuto dal ri-processamento dell’uranio altamente arricchito [HEU – Highly Enriched Uranium] (concentrazione isotopo 235U > 85%) contenuto nelle testate nucleari della Federazione Russa (ex-URSS). Il nome ufficiale del programma è “Accordo tra il Governo della Federazione Russa e il Governo degli Stati Uniti d’America per quanto riguarda la Disposizione dell’Uranio Altamente Arricchito Estratto da Armi Nucleari”, ed è datato 18 febbraio 1993 [Agreement between the Government of the Russian Federation and the Government of the United States of America Concerning the Disposition of Highly-Enriched Uranium Extracted from Nuclear Weapons].

È stato calcolato che il 10% dell’energia elettrica made in USA è stato ottenuto negli ultimi venti anni mediante lo smantellamento di qualcosa di più di 20000 testate nucleari сделано в России (made in Russia), ossia che 500 tonnellate di bomb-grade HEU sono state riciclate in più di 14.000 tonnellate di LEU, equivalenti in termini di energia a circa: 3.4 miliardi di tonnellate di carbone fossile, 12.2 miliardi di barili di petrolio, 2.6E15 (2.6 milioni di miliardi di) metri cubi di gas [1].

Interessante notare come il tutto sia nato grazie all’iniziativa di un fisico del MIT, Thomas L. Neff [2], che nell’ottobre del 1991 ‘prese carta e penna’ e scrisse al New York Times, dando sfogo alla propria ‘inquietudine’. Aveva in mente un’idea semplice e chiara su come trasformare un retaggio scomodo e potenzialmente pericoloso in un mezzo utile ed altamente simbolico. Due mesi dopo fu invitato a Mosca per discutere dei dettagli con scienziati e funzionari governativi russi. Il 28 agosto 1992 iniziarono i negoziati e l’accordo fu siglato da Clinton e Yeltsin nel 1993.

Nell’articolo pubblicato sul Op-Ed del NYT, il 24 ottobre 1991 [http://fissilematerials.org/library/A_Grand_Uranium_Bargain.pdf] sono messi per la prima volta nero su bianco i molteplici aspetti di questa proposta che ha avuto tanto successo e che giustamente è stata commemorata sullo stesso giornale lo scorso 24 gennaio [http://www.nytimes.com/2014/01/28/science/thomas-l-neffs-idea-turned-russian-warheads-into-american-electricity.html?_r=0].

Note

[1] http://www.usec.com/russian-contracts/megatons-megawatts

[2] Il dott. Neff ha successivamente assistito i vari Governi degli Stati Uniti nella risoluzione di alcuni problemi inerenti l’uranio altamente arricchito e la sicurezza nucleare, ricevendo nel 1997 il premio Leo Szilard per gli sforzi profusi. [http://www.world-nuclear.org/sym/2006/neffbio.htm]

4 pensieri riguardo “Dai megaton ai megawatt

  1. Il professore Alessandro Pascolini tenne un’interessante conferenza all’università di Udine ai Rizzi aula A alcuni anni fa dove riportava la sua convinta adesione a questo programma supportata dai grandi numeri.
    È da ricordare che lo stesso professore associato di fisica teorica presso l’Università di Padova svolge anche il corso di Scienza per la pace e dirige il Master in comunicazione delle scienze. I suoi interessi di ricerca riguardano la fisica nucleare teorica, tecnologie militari, la storia e la divulgazione della scienza.
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    http://www.dfa.unipd.it/index.php?id=401
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