Alcuni lettori ci chiedono di commentare la notizia, recentemente ripresa da alcuni organi di stampa nazionali (1,2), secondo cui il Giappone avrebbe ritirato dal mercato e bloccato alla dogana il prodotto di una nota azienda veneta, per aver superato i limiti di legge sulla radioattività negli alimenti. La decisione sarebbe stata presa in seguito ad alcune misure condotte dalle autorità sanitarie di Tokyo, le quali avrebbero rivelato su alcuni campioni del prodotto (una marmellata ai mirtilli) dei valori di radiazioni da Cesio-137 pari a 140 Bq/kg.
In base alle informazioni disponibili in rete, possiamo affermare quanto segue:
- I valori di radioattività misurati dalle autorità giapponesi risultano essere di gran lunga inferiori ai limiti imposti dalla normativa vigente nel nostro paese, che sono i seguenti: alimenti per lattanti 400 Bq/l; prodotti lattiero caseari 1000 Bq/kg; altri alimenti: 1250 Bq/kg (3,4).
Le direttive comunitarie sull’importazione di prodotti agricoli da paesi stranieri a seguito dell’incidente di Chernobyl riportano valori analoghi, fissando in 370 Bq/kg e 600 Bq/kg i limiti di accettabilità per la somma di Cesio-137 e Cesio-134, rispettivamente in prodotti lattiero caseari e per l’infanzia e in altri alimenti (5). E’ da notare come la stessa legislazione giapponese prevedeva prima del 2011 un limite di 500 Bq/Kg, ridotto a 100 Bq/Kg solamente quale addizionale misura cautelativa per far fronte all’emergenza post-Fukushima (6). - La rivelazione di Cesio-137, seppur sia plausibile farla risalire all’incidente occorso presso la centrale di Chernobil (ricordiamo che il Cesio-137 ha un tempo di dimezzamento pari a circa 30 anni), non è di per sè sufficiente per dedurre che i mirtilli utilizzati per preparare la marmellata in questione siano stati raccolti in Bulgaria o in regioni limitrofe all’impianto nucleare. Bisogna infatti tenere conto come anche nel nostro paese, ed in particolare alle quote medio-alte delle regioni alpine, sia ancora rilevabile la presenza di tracce di Cesio-137 depositatosi in seguito all’incidente del 1986(7).
E’ bene precisare come i valori siano quasi sempre largamente inferiori alla radioattività naturalmente presente nell’ambiente, ma possono capitare episodi isolati in cui la radioattività misurata abbia dei valori un pò più elevati, a causa della distribuzione non uniforme del Cesio depositatosi nel terreno. Da questo deriverebbe l’eventuale debole contaminazione di prodotti alimentari contenenti frutti di bosco, funghi o selvaggina, senza che questo peraltro rappresenti un pericolo per la salute dei consumatori.
Episodi di questo tipo, nel nostro paese, sono già stati riportati (8). - La differenza tra i valori radioattività indicati dalla stampa giapponese e quelli comunicati dall’azienda veneta (5.8 e 7.9 Bq/Kg invece di 140 Bq/Kg), sebbene meriti i dovuti approfondimenti, non dovrebbe in linea di principio destare particolari sospetti, potendo questa discrepanza essere banalmente spiegata ipotizzando che le misure siano state condotte su dei campioni differenti di prodotto. Come già affermato, può infatti accadere che vi siano delle variazioni di radioattività anche piuttosto marcate tra ambienti limitrofi, in seguito alla disuniformità di distribuzione degli elementi radioattivi, che potrebbero essere stati per esempio dilavati in maniera differente dagli agenti atmosferici.
- Sulla base dei dati sopra riportati e tenendo conto che la legislazione mondiale in materia radioprotezionistica è molto prudente e impone limiti di radioattività estramamente cautelativi, possiamo affermare che il consumo del prodotto in questione non costituisce alcun pericolo sanitario.
- A titolo esemplificativo, possiamo stimare che l’ingestione di tre etti di marmellata ai mirtilli con i citati livelli di radioattività da Cesio-137, determina per l’organismo umano una dose approssimativamente corrispondente a quella relativa al consumo di 1 kg di banane, dovuta alla naturale presenza in questo frutto dell’isotopo radioattivo Potassio-40 (9,10,11).
2 pensieri riguardo “Una buona dose di… marmellata.”