di Massimo Burbi
Qualche settimana fa mi sono fatto una passeggiata nella “città eterna” indossando il mio dosimetro. Itinerario tipico del turista con macchina fotografica e gelato in mano: Colosseo, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, Via Condotti, Via del Corso, Piazza del Popolo e bighellonaggio vario tra Piazza San Pietro, Via della Conciliazione e Castel Sant’Angelo.
Risultato: una media di circa 0.20 μSv/h con punte intorno agli 0.40 μSv/h nella zona di Piazza San Pietro.
E’ tanto? E’ poco? Mettiamoci un po’ di contesto: Il grafico del rateo medio di dose da radiazione gamma della giornata (Immagine 2) parte dalle 7:00 del mattino, quando ero ancora nella mia camera e il mio dosimetro rilevava circa 0.05 μSv/h. Poi, intorno alle 8:00, sono salito in treno e nelle tre ore circa di viaggio la rilevazione del dosimetro ha oscillato intorno agli 0.10 μSv/h.
Iniziando a passeggiare per Roma, a partire dalle 11:00 circa, il rateo di dose medio orario sale subito a poco meno di 0.20 μSv/h, oscillando poi tra 0.15 e 0.17 μSv/h nelle due ore successive, per poi scendere poco sotto gli 0.15 μSv/h e risalire sopra gli 0.25 μSv/h nell’ora circa passata in Piazza San Pietro e dintorni.
Il rateo scende poi con il trasferimento alla stazione Termini e l’attesa al binario e torna infine sotto gli 0.10 μSv/h nelle ore del viaggio di ritorno in treno [1]
Primo dato: passeggiando per Roma ho preso un rateo di dose da tre a cinque volte quello che avrei preso standomene tranquillo a casa mia. Niente depositi nascosti di scorie o amenità simili, si tratta del fondo ambientale di radiazioni, perché in natura c’è l’Uranio, c’è il Torio, c’è il Potassio 40, etc. e noi respiriamo, beviamo e mangiamo loro e i loro prodotti di decadimento ogni giorno che stiamo al mondo [2], così come facevano i nostri antenati migliaia di anni fa.
Che Roma sia più radioattiva della media non è una scoperta, già nel 2011 divenne di dominio pubblico quando un team della Protezione Civile salì sul tetto dell’ambasciata italiana a Tokyo per misurare la radioattività ambientale. Erano i giorni in cui i quotidiani di casa nostra raccontano la capitale giapponese come una città al collasso, con milioni di persone in fuga dalla “nube atomica” di Fukushima [3]. Il valore rilevato fu un modesto 0.04 µSv/h e quando venne riportato dalla stampa che il dato era sei volte inferiore alla media di Roma, la cosa, anziché rassicurare tutti sulla salute degli abitanti di Tokyo, finì per allarmare più di uno sulla sorte di quelli di Roma, tanto che l’allora sindaco Alemanno sentì il bisogno di intervenire per dire che non c’erano centrali nucleari nascoste [4].
Nel mio caso si è trattato di un’esposizione di poche ore, ma che dire di chi vive a Roma tutto l’anno? Le zone di Roma non sono tutte uguali, ma un reteo di dose medio di 0.25 μSv/h vuol dire 2190 μSv in un anno dal solo fondo ambientale di radiazione gamma, contro i circa 600 μSv in un anno che prende in media un abitante dell’Italia e i 500 μSv circa che prende in un anno un abitante del pianeta Terra [5] (*).
La differenza tra Roma e “la norma”, solo parlando di radiazione gamma, è quindi di circa 1500 μSv all’anno. Consideriamo che la dose media individuale accumulata dalla popolazione italiana nell’arco di oltre trent’anni a causa dell’incidente di Chernobyl è stata di circa 1000 μSv, di cui circa la metà nel corso del primo anno [6].
Quindi trasferirsi in certe zone di Roma da una località “media” italiana vuol dire mettere in conto una dose aggiuntiva di radiazioni paragonabile a quella che si avrebbe se ci fosse un incidente di Chernobyl, in Ucraina, tutti gli anni. Date in pasto tutto questo a qualche tribuno televisivo d’assalto e la conclusione potrebbe essere che Roma (che non è nemmeno il luogo più radioattivo d’Italia) dovrebbe essere evacuata.
Resta però ancora da rispondere alla domanda inziale: è tanto? è poco? In giro per il mondo ci sono luoghi molto più radioattivi di Roma dove la dose media individuale da fonti naturali per la popolazione supera i 20,000 μSv all’anno ed è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla scorta di decenni di monitoraggio fatto dall’UNSCEAR [8], a dirci che non esistono prove che un simile livello di radiazioni costituisca un rischio per la salute [9]. Quindi non c’è motivo di evacuare Roma, né tantomeno di smettere di andare a Piazza San Pietro ogni volta che se ne ha l’occasione, ma se avessi omesso questo ultimo dato (come normalmente fanno i media quando parlano di radiazioni), quanti avrebbero tratto da questo post un’indicazione opposta?
N.B. nel corso della mia ultima visita in Giappone, in circa sette ore passate a Fukushima, nella zona intorno alla centrale, inclusa una prolungata permanenza all’interno della No Go Zone, dove in teoria si può transitare in macchina ma non ci si può fermare e nemmeno aprire i finestrini, accumulai 1.60 μSv, con un rateo di dose medio di 0.23 μSv/h [10], paragonabile a quello che ho preso passeggiando tra le bellezze di Roma in mezzo ai turisti.
RIFERIMENTI E NOTE
[1] Misure effettuate con Dosimetro Tracerco PED+.
[7] https://www.unscear.org/unscear/en/areas-of-work/chernobyl.html
[8] https://www.unscear.org/docs/publications/2017/UNSCEAR_2017_Annex-B.pdf
[10] https://nucleareeragione.org/2019/12/18/un-giorno-a-fukushima-2/
(*) Si tratta del valore da raggi gamma terrestri, se si considerano tutti i contributi da sorgenti naturali i valori salgono rispettivamente a 2400 μSv e 3300 μSv

Questo è un pezzo di grande interesse. Spero molti lettori capiscano il senso che i giornalisti hanno delineato. Soprattutto il senso del confronto finale Roma-Fukushima.
Ho sempre detto che purtroppo la chimica è con noi dal 1800 quindi ci siamo mitridatizzati. Se hai vicino a casa un’azienda che di notte immette in aria un pò di diossina fa ormai parte del folklore locale e nessuno pensa sia grave.
Se invece ti mettono nelle vicinanze di casa una centrale nucleare allora tutti percepiscono il rischio imminente della vita, la gente si taglia le vene, corrono dai notai a fare testamento.
Ora invece il nuovo ecoterrore è il “DEGASIFICATORE” che batte pure la centrale nucleare.
Ben si sa cosa succede quando la gente viene gasata figurati se accettiamo un “ROBOGASATORE” vicino a casa. Intere città si sdraiano per terra nel terrore del degasificatore. Ma cosa pensano che ci sia dentro? Cosa può succedere al massimo? un botto e una fiammata nel caso peggiore una volta ogni 10.000 anni. Senza alcuna ripercussione per chi abita vicino.
Eh, la fai facile e dove lo mettiamo l’ipoclorito di sodio. Si è vero negli scambiatori termici ci mettono un pò di ipoclorito di sodio per non fare crescere organismi. E poi lo buttano a mare, ma sono dosaggi minimi. Guardate che l’ipoclorito di sodio ce l’abbiamo tutti in casa in dosi ben più massicce. Si chiama candeggina e la usavano anche le nonne e ci abbiamo convissuto benissimo (con la candeggina).
Queste tematiche non possono e non devono essere portate, non me ne voglia la democrazia, a livello di discussione delle signore Maria di tutta Italia altrimenti esce un paese con decisioni ridicole. Devono stare a livelli più tecnici e per certi versi anche politici, ma in senso serio e non postribolare della politica.