di Matteo Frosini
Tutti sanno come le radiazioni risultino qualcosa di non percepibile dai nostri sensi; fanno eccezione le radiazioni nel campo del visibile (grazie alla vista) e le radiazioni termiche. Ma queste sono solo una piccolissima parte dell’ampio spettro di radiazioni a noi note.
In fisica le radiazioni elettromagnetiche (per comodità abbreviato in e.m.) sono definite in funzione della frequenza, ovvero il numero di oscillazioni che l’onda compie nell’intervallo di tempo di 1 secondo, espresso in Hertz (Hz). Ad una frequenza elevata corrisponde anche un’energia trasportata dall’onda elevata.
Le radiazioni e.m. ad alta frequenza, al di sopra degli Ultravioletti, prendono il nome di radiazioni ionizzanti e non sono in alcun modo percepibili dai sensi a nostra disposizione (se non quando l’energia depositata nei tessuti è talmente elevata da portare al surriscaldamento dei tessuti). Ma allora come si fa a sapere se in un determinato luogo ci sono sorgenti di radiazioni ionizzanti?
Il simbolo di radiazioni ionizzanti
L’essere umano ha da sempre cercato di raffigurare in maniera semplice e comprensibile oggetti tangibili ed entità astratte, e le radiazioni non sono da meno. Il simbolo più conosciuto è sicuramente il trifoglio nero su sfondo giallo, ma cosa sta ad indicare?
Il simbolo, ideato nel 1946 nel Radiation Laboratory dell’Università della California, a Berkeley, è costituito da un cerchio centrale che rappresenta un atomo e da tre lame che rappresentano le principali tipologie di radiazioni ionizzanti emesse: alfa, beta e gamma. Inizialmente i colori erano differenti, trifoglio viola su sfondo blu, modificati poi in viola su giallo, usato ancora oggi negli USA, per arrivare infine all’accostamento cromatico più conosciuto. Negli anni altre modifiche sono state apportate, come l’aggiunta di frecce o l’utilizzo di altri colori. Nel 2011 il simbolo è stato registrato dalla ISO (International Organization for Standardization) e riconosciuto a livello internazionale come “Pericolo: materiale radioattivo o radiazioni ionizzanti”.
Con la diffusione delle tecnologie nucleari in ambiti quali la sanità e l’industria, il simbolo di pericolo radiazioni ionizzanti è uscito dai laboratori di ricerca e a poco a poco ha preso il suo posto nella società, arte compresa.
I dispositivi oggi in commercio come apparecchi radiogeni o sorgenti radioattive devono essere accompagnati dal simbolo di radiazioni ionizzanti, così come i contenitori e i mezzi che li trasportano (in questo caso valido solo per le sorgenti o materiali radioattivi).
Proprio questa rapida diffusione ha portato la IAEA e la ISO a sviluppare un nuovo simbolo che dia, in modo rapido e semplice, le indicazioni su come gestire tali materiali. Nel 2007 viene così introdotto il simbolo pensato per essere conosciuto universalmente come “Pericolo – Scappa – Non toccare!”. La simbologia è frutto di un’indagine condotta in 11 Paesi in parti diverse del mondo con l’intenzione di ridurre la possibilità di esposizioni accidentali alle radiazioni ionizzanti. Il suo uso è raccomandato per sorgenti radioattive di elevata attività per le quali un’esposizione può comportare danni gravi alle persone.
Altri simboli
Oltre al noto simbolo di pericolo radiazioni ionizzanti ne esistono altre due varianti che specificano la tipologia di rischio, se si tratta di irradiazione esterna o possibilità di contaminazione con sostanze radioattive liquide e/o gassose.
Sicuramente sarà capitato di entrare in ospedale o dal dentista e vedere appeso il triangolo giallo di pericolo radiazioni ionizzanti, solitamente accompagnato da una scritta ad indicare il tipo di zona. La radioprotezione distingue due tipi di aree di lavoro in funzione dell’entità del rischio di essere esposti alle radiazioni: in ordine crescente di rischio si definiscono zona sorvegliata e zona controllata.
Quando si tratta di apparecchi che emettono raggi X, come ad esempio in uno studio dentistico, le radiazioni sono emesse solo con macchina accesa e per pochi secondi, per cui anche l’area diviene “controllata” all’atto della radiografia.
E per le altre radiazioni?
Anche le altre tipologie di radiazioni, definite non ionizzanti, hanno simboli di pericolo ben definiti. Ecco di seguito i principali:
- “Pericolo campi elettromagnetici di elevata intensità”, copre lo spettro dalle onde radio fino alle microonde. Può essere presente in prossimità di macchinari industriali, apparecchi medicali, cabine dell’alta tensione.
- “Pericolo campo magnetico statico intenso”, si riferisce alla presenza di magneti che generano un intenso campo magnetico, con rischio di interferenza con altri dispositivi o attrazione di oggetti metallici. È facilmente identificabile nelle strutture sanitarie sulle porte di accesso alla Risonanza Magnetica.
- “Pericolo radiazioni ottiche artificiali incoerenti”, copre lo spettro della radiazione Infrarossa, Visibile e Ultravioletta prodotta da sorgenti come lampade o corpi incandescenti. Può trovarsi in officine dove si eseguono saldature, impianti siderurgici, in centri estetici e strutture sanitarie.
- “Pericolo radiazioni ottiche artificiali coerenti”, rappresenta il rischio di esposizione alla radiazione LASER, dall’Infrarosso all’Ultravioletto. Si può notare su dispositivi di puntamento laser, compresi alcuni giocattoli e in locali di strutture sanitarie che impiegano apparecchi laser per terapia.
Ora che sapete quali sono i principali tipi di radiazioni e come vengono identificati, non vi farete trovare impreparati.
Riferimenti:
- “Radioprotezione avanzata – Radionuclidi e acceleratori di elettroni fino a 10 MeV”, CISU, 2014
- https://www.iaea.org/newscenter/news/how-are-universal-ionizing-radiation-symbols-used-around-the-world
- UNI EN ISO 7010:2021 “Segni grafici – Colori e segnali di sicurezza – Segnali di sicurezza registrati”
