Deposito Nazionale

La produzione di materiale considerato rifiuto radioattivo riguarda più di un centinaio di aziende in Italia. Inoltre, quattro sono le centrali in via di smantellamento Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta) e quattro gli impianti del ciclo di combustibile. Significativi, per la loro numerosità sul territorio nazionale, sono anche i centri di medicina nucleare, fra cui gli ospedali. Queste strutture trattengono la maggior parte dei rifiuti radioattivi che devono infine essere date ad enti responsabili per lo smaltimento.

Sono presenti inoltre sul territorio nazionale sette centri di ricerca nucleari.

Siamo per cui detentori di un gran quantitativo di rifiuti che  sono attualmente stoccati negli otto  depositi temporanei appartenenti a  Sogin (Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi.), dove sono presenti circa 14.500 metri cubi di rifiuti (SOgin). Uno di questi siti è quello di Casaccia (Roma) contenente circa  8200 metri cubi. I depositi attualmente utilizzati sono detti appunto temporanei, poiché sono strutture progettate per gestire in sicurezza i rifiuti radioattivi per un periodo di circa 30 anni.

Occorre ricordare che il ciclo di vita dei rifiuti radioattivi ha termine nel momento in cui questi sono smaltiti, ossia depositati definitivamente in un luogo, dove perderanno progressivamente la loro pericolosità, senza mai più essere spostati. Nessuno degli innumerevoli depositi, oggi presenti in Italia, ha caratteristiche tali da poter essere considerato definitivo o diventarlo.

L’Italia è ancora una delle poche realtà europee a non possedere  una struttura centralizzata in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi derivanti dai vari settori di produzione. L’articolo 4 della Direttiva 2011/70 dell’unione europea prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. 

Il 4 giugno 2014 è stato avviato il processo di localizzazione del Deposito Nazionale con la pubblicazione della Guida Tecnica 29, che lo disciplina.

Con la realizzazione del Deposito Nazionale sarà possibile dare soluzione a questo problema. La sua disponibilità permetterà, infatti, di sistemare definitivamente i rifiuti prodotti dalle installazioni nucleari, chiudendo così il ciclo nucleare italiano, con la restituzione dei siti alle comunità locali per altri usi. Il Deposito consentirà, inoltre, la sistemazione in sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi prodotti  e che quotidianamente si continuano a produrre nell’industria, nella medicina e nella ricerca – attualmente stoccati in depositi temporanei distribuiti nelle decine di siti a livello nazionale.

Il progetto attuale prevede che il Deposito Nazionale diventerà una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard IAEA (International Atomic Energy Agency) che consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Quest’ultimi  verranno stoccati in maniera temporanea in vista del loro smaltimento in un deposito geologico che potrà essere, come prevede la Direttiva Euratom 2011/70, anche un deposito consortile, ossia un deposito geologico condiviso tra più Paesi .

Il Deposito Nazionale sarà progettato per resistere a una serie di incidenti di riferimento, naturali o procurati, come ad esempio sismi, condizioni climatiche estreme, impatto aereo, incendi, esplosioni. Sogin e l’ente di controllo ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), dopo la selezione del sito nell’ambito del Progetto Definitivo definiranno i potenziali fattori di rischio e le misure di contrasto. 

Attualmente  a seguito una fase dello stabilimento dei criteri di localizzazione e della  presentazione di proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI), l’Italia attende una consultazione pubblica che possa raccogliere città che su base volontaria e non vincolante si dimostreranno disponibili per la costituzione del deposito nazionale. 

Il progetto comprende anche la realizzazione di un Parco Tecnologico, le cui attività, tra le altre cose, stimoleranno la ricerca e l’innovazione nei settori dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, creando nuove opportunità per professionalità di eccellenza.​​

Oltre alla rilevanza sociopolitica della costruzione di un deposito nazionale Confindustria stima che a fronte di una spesa prevista di 1,5 miliardi di euro, l’impatto in termini di produzione sul sistema economico nazionale nel decennio legato ai processi costruttivi sarà pari quasi al doppio dell’investimento iniziale.

Scema del processo di deposito di rifiuti radioattivi

Bibliografia

confindustria. https://www.confindustria.it/wcm/connect/2c3d0e16-1227-480c-b58a-afcb73cf31e7/Deposito+Nazionale_Confindustria.pdf?MOD=AJPERES&CONVERT_TO=url&CACHEID=ROOTWORKSPACE-2c3d0e16-1227-480c-b58a-afcb73cf31e7-mzsRUS-. 

Sogin. https://www.sogin.it/it/chiusuradelciclonucleare/depositonazionaleeparcotecnologico/Pagine/default.aspx. 

SOgin, RIferimenti. https://www.sogin.it/SiteAssets/uploads/2019/reporting/Gruppo_Sogin_Bilancio_Sostenibilita_2018.pdf. 

FAQ

Cos’è il deposito nazionale / perché è necessario costruire un deposito nazionale?

L’Italia è ancora una delle poche realtà europee a non possedere  una struttura centralizzata in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi derivanti dai vari settori di produzione. L’articolo 4 della Direttiva 2011/70 dell’unione europea prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati.  Oltre che un investimento necessario per dare una sistemazione definitiva a 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività, il progetto prevede anche la costruzione di un parco tecnologico che permetterà un avanzamento nello sviluppo della conoscenza riguardante il settore nucleare.

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